Professarsi
democratici e comportarsi da fascisti. Non è cosa inconsueta ormai, a sinistra,
e ci stiamo abituando. Ma, a pensarci bene, non è per niente un buon segnale,
anzi. L’atteggiamento del Comitato 5 Luglio, nato per dimostrare quanto Fermo
sia razzista, dopo due anni in cui, grazie a Dio, nonostante reiterati
tentativi di minare l’immagine della città, è riuscito soltanto a dimostrare la
propria ottusità, aggressività, violenza verbale, ora ampia i propri orizzonti
e cerca ancora di darsi un po’ di visibilità, magari da sfruttare alle prossime
elezioni amministrative, lanciandosi contro la venuta del ministro Salvini per
l’istituzione della Questura.
È intenzione
dello sparuto gruppo di sedicenti antifascisti di istituire un presidio presso
largo Della Rivolta, a Fermo, un presidio per dire no alla presenza in città di
un Ministro della Repubblica, democraticamente eletto e democraticamente esercitante
le proprie funzioni istituzionali. È stupefacente questo modo di condurre la
lotta politica, un modo che attacca sostanzialmente le basi stesse della nostra
democrazia mettendo in discussione il responso delle urne. Per carità, il
disaccordo con le politiche di Salvini è legittimo, ma in democrazia si esprime
attraverso la dialettica e il confronto, non con presidi volti a negare lo
stesso diritto di un Ministro a essere presente a un momento istituzionale.
Un
modo violento, se non nella sostanza, comunque nella forma per esprimere il
proprio dissenso, un modo totalmente antidemocratico che stride con i propositi
antifascisti dichiarati dal Comitato e lo dipinge esattamente come quella cosa
che vorrebbe combattere: totalmente e assolutamente antidemocratico. Se questa
è la sinistra italiana di questi tempi, c’è davvero da essere preoccupati.
Luca Craia