299 morti. Schiacciati
dalle macerie, sepolti dalle case. Questo è il bilancio della prima scossa che
alle 3.36 del 24 agosto del 2016 ha colpito, con magnitudo 6.0, il centro
Italia. Dilaniando interi paesi, tra Marche e Lazio, come Amatrice, Accumuli e
Arquata del Tronto.
Il 26 ottobre 2016, alle
19.11, una nuova forte scossa di magnitudo 5.4 è stata registrata nel comune di
Castelsantangelo sul Nera, in provincia di Macerata, seguita, alle 21.18, da
una ancora più intensa di magnitudo 5.9, con epicentro nel comune confinante di
Ussita. Diversi feriti e danni immensi che, di fatto, hanno devastato decine di
comuni dei Monti Sibillini.
Il 30 ottobre, alle 7.40,
la terza serie sismica: con una magnitudo di 6.5, ovvero la più forte scossa di
terremoto in Italia dai tempi dell’Irpinia del 1980, con epicentro in provincia
di Perugia tra i paesi di Norcia, Preci, Castelluccio e Castelsantangelo sul
Nera.
Il 18 gennaio del 2017 si
sono verificate, poi, in meno di cinque ore quattro scosse molto intense: la
prima alle 10.25 di magnitudo 5.1 con epicentro a Montereale; la seconda di
magnitudo 5.5 alle 11.14 con epicentro a Capitignano; la terza alle 11.25 di
5.4 con epicentro a Pizzoli; la quarta di magnitudo 5.0 alle 14.33 con
epicentro a Cagnano Amiterno.
Questa nuova serie
sismica ha coinvolto tutti i paesi già colpiti dagli eventi precedenti.
Aggravando la situazione. Sommando distruzione a distruzione. Aggiungendo
persone in fuga e sfollati all’abbandono.
Ma c’è chi ha scelto,
contro tutto e tutti, di restare. Senza staccarsi un solo giorno dalla propria
terra ferita.
Questo libro vuole
raccontare la resistenza dei paesi, e di chi li abita. Agricoltori, allevatori,
piccoli artigiani, semplici volontari. Persone che non hanno alcuna intenzione
di arrendersi a un destino che sembra già scritto. È stato stretto un patto con
la natura da queste parti. Un patto che risale al passato ma che,
incredibilmente, è ancora vivo. Anzi rafforzato.
Da lì, queste persone, non se
andranno. Anche se ora sono costrette a fare i conti con una ricostruzione
difficile, troppo lenta. Per certi versi inesistente. Con le case provvisorie
arrivate, dove sono arrivate, fuori tempo massimo, e le macerie ancora dove
sono crollate. Per questo le loro storie raccontano un ordinario eroismo.
Quello della gente che ha deciso di ignorare consapevolmente il
significato della parola arrendersi. Persone ostinate, forse burbere, ma
decise. Forse sono solo pazzi e cocciuti. Folli e caparbi. Bizzarri e ostinati.
O piuttosto, come ci piace pensare, sono, proprio come la natura di questi
luoghi: indomiti e indomabili. Loro sono piccoli fari di speranza: con la loro
presenza e le loro attività, rappresentano un segno a cui aggrapparsi. Perché
sono il ritratto della forza di volontà dei popoli dell’Appennino. Le cui
genti, come recita un antico detto popolare di quelle parti, «si chinano solo
per cogliere la genziana».
Cosa vuol dire resistere
ai tempi del terremoto in centro Italia? Lo abbiamo raccontato con le nostre
fotografie scattate dal 24 agosto del 2016. Abbiamo cercato di essere più
obiettivi possibile senza però dimenticare mai di schierarci accanto alle
popolazioni e alla loro resistenza. È la gente dell’Appennino ferito il cuore
di questo libro fotografico pensato per ripercorre i primi 20 mesi post sisma.
Quelli della non ricostruzione, delle macerie ancora per le strade, delle difficoltà
ma anche della forza di volontà delle persone che abbiamo conosciuto e
fotografato. Della loro voglia di restare o ritornare appena possibile, dei
loro sforzi per andare avanti nonostante tutto, delle loro proteste,
manifestazioni e marce sempre troppo poco prese sul serio. Dell’attesa per le
soluzioni abitative d’emergenza, della riapertura di una strada. E delle
piccole meraviglie quotidiane come la semina a Castelluccio di Norcia e ogni
tentativo di rinascita che, nonostante tutto, si prova a mettere in campo. Tra
Amatrice e Accumoli, passando per Arquata del Tronto, Pieve Torina, Visso,
Ussita, Castelsantangelo sul Nera. E poi Muccia, Camerino, Norcia, Campi, Preci
e ogni altra realtà che abbiamo vissuto, visto e raccontato con le nostre foto.
Che poi sono le loro foto. Quelle di un popolo indomito che nonostante tutto
continua a camminare a testa alta. Chinandosi solo «per cogliere la genziana»,
come ci hanno insegnato.
Il
volume sarà edito e diffuso su tutto il territorio nazionale dalla casa
editrice Seipersei Seipersei nasce nel 2012 come casa editrice indipendente
specializzata in self publishing. Dopo aver progredito con la pubblicazione di
cinque progetti a lungo termine, nel 2016 Stefano Vigni, fondatore, decide di
ampliare ed aprire la casa editrice e lo spazio espositivo di Siena, anche e
sopratutto, a giovani autori italiani emergenti provenienti dalle più
importanti accademie e scuole di fotografia italiane. Seipersei è un
laboratorio di avvistamento di pensiero visuale laterale impegnato nella
promozione dei giovani fotografi italiani. Seipersei tratta specialmente
tematiche sociali e progetti di una certa intimità che riscuotono il favore
della critica fotografica nazionale ed internazionale; ha attualmente in
catalogo più di 20 titoli.
Qui il sito della casa
editrice www.seipersei.com
Il progetto verrà
realizzato tramite una campagna di crowdfunding. Le fotografie relative al
progetto sono state pubblicate su testate nazionali: dai quotidiani come Il
Fatto Quotidiano, Il Corriere della Sera etc., fino ai magazine settimanali e
mensili come MarieClaire e Gente.
Foto: Genziana Project
Foto: Genziana Project