Mi spiace molto che Claudio Amendola voglia andarsene
dall’Italia, non voglia più far parte di questo Paese che, pure, gli ha pagato
da mangiare e lo ha reso quello che è fino a oggi. Mi rattrista, perché mi piace
come attore, mi è simpatico, è pure romanista come me.
E mi dispiace anche e
soprattutto perché dice che non vuol più far parte di questo Paese perché la
stragrande maggioranza degli altri che ne fanno parte non la pensa come lui, e questo è
stupido, e io, invece, credevo che Amendola fosse intelligente. È stupido, perché
non analizza i motivi di questo sentimento, non capisce che in esso c’è anche
un desiderio di giustizia universale che investe anche la dignità di chi arriva
in questo Paese con nuove speranze e si ritrova a ingrassare malavita,
sfruttatori e gente con pochi scrupoli. Ma pazienza: se Amendola vuole andare
via, non sarò io a fermarlo. Me ne farò una ragione e mi riguarderò qualche suo
bel film.
A questo punto cominciano a essere tanti quelli che
se ne vogliono andare o, quanto meno, quelli che promettono di farlo. E, se
dovessero farlo tutti davvero, mantenendo i buoni propositi ed evitando di
seguire il cattivo esempio di Matteo Renzi, che più volte ha promesso di
andarsene, di lasciare la politica, di liberarci del fardello della sua
presenza, ma mai ha mantenuto, allora varrebbe la pena di organizzarsi tutti
insieme, per risparmiare, fare un viaggio piacevole e, magari, trattare sul
prezzo. Già me li vedo: schiere di radical più o meno chic su un bel gommone
diretto in Libia, intercettato da qualche nave ONG che poi li porti a Tripoli
dove sicuramente verrà organizzato un bel centro di accoglienza per i rifugiati
ex Italiani. Auguri a tutti, buon viaggio. Mandateci una cartolina.
Luca Craia