martedì 22 maggio 2018

La triste storia di Giuseppe e Silvana e la più triste corsa a metterci l’etichetta.


Si vanno delineando i particolari della tragedia della Corva di Porto Sant’Elpidio e il quadro non è così lineare come qualcuno si è affrettato a disegnarlo nell’immediato. C’è una donna morta e c’è un uomo che l’ha uccisa, e questo, se vogliamo semplificare, delinea un omicidio e basta. Ma se analizziamo quanto accaduto e i motivi per i quali probabilmente è accaduto, la tragedia della Corva è ancora più tragica, tristissima, agghiacciante e mortificante per una società che vuole chiamarsi civile.
Abbiamo una donna con problemi neurologici e psichiatrici, una donna che aveva bisogno di cure e di aiuto e che non ha trovato altro che il tentativo di sostenerla da parte dell’ex marito, anch’egli lasciato solo a gestire una situazione ben più grande di lui. Nessuno ha aiutato ad aiutare quest’uomo, eppure era evidente, a quanto emerge dalle testimonianze, che da solo poco avrebbe potuto fare per sostenere i bisogni dell’ex moglie. Ciononostante, se l’era ripresa in casa e la stava aiutando a curarsi, ma è chiaro che questo non bastava. Ma non lo ha aiutato nessuno, e qui dovremmo chiederci come funziona la nostra società, quali meccanismi, quali automatismi scattano e quali non scattano quando si ha bisogno di aiuto, soprattutto dal lato psicologico.  Non la voglio fare lunga, ma mi pare lampante che siamo di fronte a una duplice tragedia: una donna morta e un uomo distrutto, portato dall’esasperazione e dalla solitudine a fare cose che probabilmente hanno ucciso anche lui, anche se è ancora vivo.
Ma la cosa più triste è l’etichetta che è stata data a questa tragedia fin da subito: femminicidio, violenza domestica, violenza sulla donna. È un modo per minimizzare, per non rilevare le vere evidenze di questo caso e di chissà quanti altri, il fatto che troppo spesso la gente viene abbandonata a se stessa e alla sua incapacità di gestire situazioni troppo complesse. Mettere l’etichetta è il modo con cui la nostro civiltà si autoassolve, il modo in cui la comunità si libera dai peccati: è un femminicidio e tanto basta. E con questa ipocrisia certamente i problemi non si risolvono.

Luca Craia