Se
il tetto dell’Itis Montani di Fermo fosse caduto un’ora più tardi, ora avremmo
di che piangere. Se il tetto dell’Itis Montani di Fermo fosse caduto un’ora più
tardi, ora ci sarebbe qualcuno che avrebbe seri problemi con la propria
coscienza e, probabilmente, con la magistratura. Fortunatamente la tragedia non
c’è stata, per pura fortuna, non certo per la perizia delle Istituzioni o per
la diligenza del buon padre di famiglia che dovrebbero mettere nel loro
operato. Una scuola dovrebbe essere un luogo sicuro, il più sicuro di tutti. Le
scuole di Fermo, dipendenti dalla Provincia, sono o, meglio, dovrebbero essere
state controllate dopo il recente terremoto. Se si è data l’autorizzazione a
farci lezione dentro, si presume che qualcuno abbia verificato che non ci
fossero rischi, o così dovrebbe essere. Allora come sia possibile che un tetto
caschi di botto dentro un’aula che, solo perché era ancora presto, non era
piena di ragazzi, diventa un bel mistero.
Quello
che sappiamo per certo è che a Fermo nessuno sa quale sia l’indice di
vulnerabilità sismica degli edifici scolastici, fatta eccezione per il Liceo
Scientifico per la quale l’indice è al di sotto del minimo previsto dalla
legge. Sappiamo anche che, nel 2016, la Provincia di Fermo ha speso 396.000
Euro per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole e ulteriori
571.000 Euro per interventi di somma urgenza dovuti al terremoto. Nel 2017,
invece, sempre per interventi di manutenzione, sono stati spesi 260.000 Euro.
Evidentemente si è speso poco o si è speso male. Sappiamo anche che sono stati
finanziati lavori per il miglioramento sismico presso l’Itis per 2.480.000 Euro
ma, al momento, i lavori non sono ancora partiti. E gli studenti rischiano di
trovarsi il tetto della scuola sulla testa. Nel qual caso, chi andrebbe in
galera?
Luca Craia