mercoledì 23 maggio 2018

Conte, candidatura fragile che prova la dipendenza politica della stampa italiana. Mattarella sub partes.

Condivido in pieno l’analisi di Enrico Mentana, pubblicata poco fa sulla sua pagina Facebook. “È evidente” dice Mentana “che il problema vero con il professor Conte non è la verifica ai raggi X del suo curriculum, ma il fatto che sia stato necessario andare a leggerlo per sapere chi fosse il candidato premier di una coalizione politica. È questa la vera anomalia, affidare la guida di un governo di forte rottura politica e economica a una figura tecnica, non eletta, non conosciuta e che non ha avuto voce in capitolo nella stesura di un programma-contratto così dirompente e vincolante. Il resto viene dopo: se il candidato è sostanzialmente sconosciuto è ovvio che il suo operato venga verificato a partire dal curriculum, che certo non era stato compilato in vista di un inimmaginabile futuro istituzionale. Insomma, se Conte dovesse saltare non sarebbe mai a causa dei soggiorni estivi alla NYU (quelli al massimo sarebbero uno dei pretesti) ma semmai per la fragilità della sua candidatura”.
In effetti la candidatura è debole così come è contradditorio affidare la guida di un governo a una figura non eletta dopo aver fatto crociate contro i precedenti premier, anch’essi non eletti. Ma ora la situazione è particolare, dobbiamo ricordarlo, e l’unica via d’uscita è questa. Credo sia apprezzabile l’atteggiamento dei Movimento 5 Stelle che, finalmente, accetta il fatto che in politica serva scendere a compromessi, a volte, e che occorre talvolta mollare le questioni di principio per obiettivi più alti e diretti al bene generale del Paese. È in quest’ottica che va inquadrata la nomina di Conte e credo che, a parte le posizioni ideologiche, le tifoserie politiche e la stupidità di fondo, ci sia poco altro da dire.
Ma tutta la questione sta dimostrando in maniera lampante, come se ce ne fosse bisogno, quanto la stampa italiana sia assolutamente non indipendente, succube quando non al soldo dei vari schieramenti politici. La manovra contro la candidatura Conte ha un che di ignobile, falso, stupido e arrogante e prova come il bene del Paese non sia la priorità di certa stampa e dei suoi padroni.
In questo quadro la figura dal Presidente del Consiglio si inserisce in maniera meravigliosa, assumendo un atteggiamento che, se non è incostituzionale, è comunque fortemente irrituale e davvero di difficile comprensione. Dopo aver dato l’incarico a cani e porci, con tutto il rispetto per gli animali, il dover riflettere sulla proposta Conte la dice lunga sul distacco istituzionale di Mattarella, che sembra molto più sub che super partes.

Luca Craia