lunedì 9 aprile 2018

Noti alle forze dell’ordine, ma a piede libero e liberi di delinquere.


“Noto alle forze dell’ordine”, questa è la frase che troviamo in quasi tutti gli articoli di cronaca che parlano di crimini commessi da stranieri. Era arcinoto alle forze dell’ordine il Marocchino che ha aggredito il fratello con un bastone e che è stato arrestato a Montegranaro, erano ben conosciuti alle forze dell’ordine i due Magrebini beccati mentre scassinavano un portone a Porto Sant’Elpidio. I Carabinieri delle stazioni locali conoscono perfettamente il tessuto sociale dei malavitosi dei paesi di cui si occupano, sanno esattamente chi e come delinque, sanno come trovarli, sanno come metterli in condizione di non delinquere più. Ecco cosa significa “noto alle forze dell’ordine”.
Il problema è che, personaggi noti alle forze dell’ordine, non dovrebbero essere a piede libero e liberi di delinquere, questo in linea generale. In particolare, quando il delinquente è straniero, non solo non dovrebbe essere libero ma dovrebbe essere altrove, certamente non più in Italia. Se le forze dell’ordine conoscono questi soggetti e sanno come neutralizzarli, il problema non risiede nelle forze dell’ordine ma negli strumenti che sono messi loro a disposizione, strumenti che, evidentemente non funzionano. Altrimenti non leggeremmo la frase “noto alle forze dell’ordine”. Probabilmente leggeremmo molti meno articoli di cronaca.

Luca Craia