martedì 6 marzo 2018

The day after the day after: l’Italia cambiò. Senza frizione.



E così arrivò il fatidico day after, anzi, il day after the day after the election day, che poi sarebbe il martedì dopo le elezioni. Arrivò e colse gli Italiani impreparati. C’erano quelli in fila alle poste dalle 23 e un minuto della domenica sera quando, una volta saputo della schiacciante vittoria pentastellata, erano andati a prendere posto per ricevere di buon’ora il reddito di cittadinanza. E lo fecero alla faccia di quelli che, invece, aspettavano il reddito di dignità di Berlusconi, visto che, perdute le elezioni, se ne era andata pure la dignità. 
Poi c’erano i renziani, sbigottiti, sbalorditi, sbatocchiati nel vedere il proprio lidermassimo, il superhomo, l’uomo che non deve chiedere mai, il venditore di pentole senza coperchio ammettere di aver preso una tranvata e dichiarare urbi et orbi che sì, darà le dimissioni, ma dopo, forse, intanto il telecomando me lo tengo io, Cuperlo permettendo. 
Poi c’erano quelli pronti a partire con la caccia al fascista, che già s’erano armati nella notte di mazzafionde e bombe carta ripiene di ferramenta e al mattino avrebbero sfondato volentieri il cranio al primo fascista che passava e, in mancanza di questo, andava bene pure un carabiniere. In quanto ai fascisti, almeno a quelli del nuovo millennio, che avevano lucidato le scarpe per la nuova marcia su Roma, si ritrovarono ancora una volta a innestare la solita marcia indietro, contandosi per i quattro gatti spelacchiati che erano. Anche quelli pronti alla caccia al negro dovettero desistere, ora poi se ne ritrovavano uno al Senato, non c’era più religione. E non ci sono più i razzisti di una volta. 
Iniziarono a preoccuparsi i sindacati che, hai visto mai fossero andati a comandare i Cinquestelle o la destra, porcazzozza toccava ricominciare a fare i sindacati, anche se, nel frattempo, di lavoratori da tutelare ne erano rimasti ben pochi. 
C’era chi aveva stappato una bottiglia buona per festeggiare la non elezione della Boldrini e se l’era ritrovata eletta da un’altra parte. 
Insomma, un casino totale, fin quando qualcuno intonò il coro: “gigante, pensaci tu”. E dal Quirinale Mattarella rispose: Ci penfo io! (questa la capisce solo chi ricorda Carosello e ha visto qualche cartone di Gatto Silvestro). E l'Italia cambiò, senza frizione.

Luca Craia