sabato 3 febbraio 2018

Sparatorie a Macerata: non ci vedo chiaro.



Posto che siamo di fronte a un atto gravissimo che dovrebbe farci riflettere sul punto a cui siamo arrivati grazie alle leggi schizofreniche in tema di immigrazione e al lassismo ideologico imperante (chiamarlo buonismo, non so perché, mi dà la nausea), tutta la dinamica delle sparatorie di stamani mi lascia vagamente perplesso e vorrei condividere le mie perplessità.
Innanzitutto va detto che appare un po’ strano che una specie di mentecatto, con un aspetto rilevante lombrosianamente parlando, sia un così bravo tiratore. Pensiamoci: questo individuo, guidando una vettura, è riuscito a sparare a ben sette persone con una precisione chirurgica, riuscendo oltretutto a colpirle in modo lieve, eccetto un solo caso in cui c’è stata una lesione addominale che, comunque, non ha messo in pericolo la vita della vittima. Pare, infatti, che le ferite riportate dalle vittime, eccetto, appunto, un solo caso, non abbiano interessato parti vascolari rilevanti. Un artista della pistola, quindi, che spara guidando.
È inoltre innegabile come la scoperta del corpo martoriato della povera diciottenne romana abbia, nell’immediato, portato un vantaggio mediatico alle politiche della Lega, sicuramente spostando l’opinione dell’elettorato moderato a favore delle tesi, tutto sommato condivisibili, che vorrebbero maggior rigore in tema di immigrazione e applicazione delle leggi.
Con i fatti di oggi si è tornati a parlare di xenofobia. Lo scandalo non è più l’orribile fine della povera Pamela ma il pazzo xenofobo che spara sulla folla. Ne parlano i telegiornali, anche quelli esteri, e il tema è “Macerata xenofoba”, così com’è stata xenofoba e razzista Fermo nel 2016. L’equilibrio, quindi, è ristabilito e si va a votare esattamente come prima della scoperta dei trolley coi resti martoriati della diciottenne.
Fantascienza, comblottismo, fate voi ma ricordatevi sempre che siamo in Italia, il Paese dei segreti, il Paese in cui metà della storia recente è sottoposta a segreto di Stato. A me qualche dubbio viene.

Luca Craia


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