Va tutto bene nel cratere. Non ci si lamenta più, anche perché pare
che sia stato vietato da qualche dispositivo di legge e se ti lamenti, se sei
polemico, se non ti sta bene qualcosa, ti cacciano dai gruppi Facebook, ti sputtanano l'associazione, ti mortificano,
ti danno del disfattista. Va tutto bene: il messaggio che passa è che non
abbiamo granchè da preoccuparci. Le SAE stanno per arrivare, intanto procede la
demolizione e lo sgombero delle macerie, “niente affatto in ritardo”
come dice qualcuno, come se non fosse passato un anno dal terremoto, come se
non stessa arrivando un nuovo inverno e se le casette arriveranno, ammesso che
arrivino, arriveranno quando già il freddo avrà spolpato quel po’ di coraggio e
di volontà di resistere che rimane. Ma va tutto bene.
Quindi
non parliamo del fatto che una SAE costa molto più di un appartamento in
muratura antisismico e confortevole, soprattutto durevole. Non parliamo del
fatto che gli interessi particolari stanno prevaricando quelli oggettivi, ma lo
hanno fatto fin da subito. Non parliamo dei cimiteri ancora per aria, con i
morti dispersi tra i cumuli di detriti e il rispetto sepolto sotto. Non
parliamo dei bambini sradicati dalle scuole, quelle scuole semivuote del
cratere che testimoniano la desertificazione in atto.
Non
parliamo della gente che deve farsi un’ora di strada ogni giorno per andare al
lavoro. Non parliamo dei giri assurdi per andare dal punto a al punto b, che
disterebbero cinque minuti ma non c’è più la strada e, dopo oltre un anno,
ancora non si sa quando ci sarà di nuovo. Non parliamo della gestione delle
macerie, delle discariche nel parco che, quelle sì che non sono abusive, mica la
casetta di legno di Peppina.
Non
parliamo. Facciamoci un pianto sull’ennesimo post commovente su Facebook,
abbracciamoci tutti e facciamo un girotondo intorno al mondo, mentre i capifila
si spartono incarichi, ruoli, candidature. Ma non ci lamentiamo, ‘gnornò, che
il nostro lamento fa male al re, al ricco, al cardinale, alle passionarie, ai
fotografi, ai sindaci, ai geologi e agli ingegneri. Il peggio è passato e il
futuro è imperfetto.
Luca Craia
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