Credo che dovremmo essere
molto grati a Laura Latini, ex reggente della segreteria del PD montegranarese
appena eletta segretario. La Latini, candidamente, ci spiega come mai dentro la
sezione locale siano rimasti quattro gatti, perché sia sparita nel nulla la
sezione giovanile che pure, pochi anni fa, era attivissima e propulsiva per la
politica del partito, perché ai loro gazebo non va più nessuno e perché ci
siano così poche tessere. In sostanza la Latini ci spiega come mai il partito
che fu del Sindaco Delmaide Lelli e che prendeva poco meno della metà dei voti
dei Montegranaresi da solo, oggi debba allearsi con l’estrema destra per avere
qualche chance di governo.
Nello stralcio del suo
discorso di insediamento apparso oggi su Il
Resto del Carlino, il giornalista ci riferisce che Laura Latini “pensa a
stabilire dei precisi distinguo con i detrattori
che esistono in città” e che il nuovo segretario del Partito Democratico stigmatizza
così: “non sono uguali a me e a tutte le persone che ho incontrato in questa
fase”. Ecco il punto: la distanza, la differenza.
I nuovi padroni del Partito,
dopo aver sbattuto fuori dalla porta, non senza una certa eleganza, le
minoranze interne, ora vivono questa sorta di delirio in cui si vedono come
unici detentori della verità assoluta, unti dal Signore degli Ex Comunisti e
portatori della Luce in politica. Chi non è d’accordo, chi critica, chi si pone
dei dubbi è un detrattore, è un diverso, un essere inferiore e va emarginato,
escluso, combattuto con ogni mezzo.
Da questa presunzione di
superiorità, che possiamo definire anche spocchia, deriva lo sbriciolamento del
partito dei lavoratori, quello che faceva le assemblee e che convocava le
manifestazioni e oggi si prostra genuflesso di fronte al proprio leader,
aspetta le istruzioni e le applica ma non ascolta più il popolo, i cittadini. Poi
ci meravigliamo che si vendono la sede.
Luca Craia
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