"Di
fatto la sinistra italiana, salvo meritorie eccezioni, esiste per darti ogni
giorno più voglia di diventare di destra". Parole di Andrea Scanzi che ha
spesso ragione e quasi mai come in questo caso. Solo che si riferisce a una
sinistra che sinistra non è più, salvo che lo sia mai stata. La sinistra
italiana è morta sul palco di un comizio insieme a un tal Berlinguer, e da lì è
campata un quasi trentennio solo perché, dall'altra
parte, c'era il male assoluto, quel male che, alla fine, se ne è impossessato
dilagando.
Ho votato a
sinistra quasi da sempre, dopo aver pianto la morte del mio partito, quello di
Mazzini, Ugo La Malfa e Spadolini, immolato sull'altare del craxismo che poi è
quello che abbiamo in Italia da quel fatidico 92 che ne avrebbe dovuto segnare
la fine e, invece, ne fece partire il contagio virale. Votavo a sinistra perché
Berlusconi era il male, lo avevo capito subito. Ma non avevo capito il contagio
e votavo, con scarsa convinzione, in verità, quella parte che si sarebbe presto
anch'essa incancrenita, come uno zombie di Romero morso dal fantasma di
Bettino.
Oggi governa
ancora Craxi. Prima ha usato Berlusconi, ora usa Renzi, e il disco gira e suona
la stessa canzone da venticinque anni. Il guaio è che il contagio è mortale.
L'infetto non sa di esserlo perché il male blocca la coscienza morale e le
sinapsi. In alcuni impedisce di avere sentimenti e pentimenti, e in altri
impedisce di capire che, nell'ansia convulsiva dell'ideologia marxista da
difendere, si fornisce sostegno e complicità a un sistema delinquenziale e
autodistruttivo.
Non c'è
salvezza. Non c'è alternativa. Mentre rassegnato pensavo di dover morire
comunista mi trovo all'improvviso inquadrato a destra mio malgrado. Voto cinque
stelle? Può darsi, ma alla fine è tutto parte del medesimo sistema. Allora sai
che c'è? Non morirò comunista né fascista, e manco grillino. Morirò solo col
mio pensiero libero, e mettetemi un po' dove vi pare.
Luca Craia
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