Burocrazia cieca e inflessibile, mancanza di elasticità, scarsa
lungimiranza. Nel dopo terremoto tutte queste componenti umane stanno facendo
forse più danni del terremoto stesso, specie nelle Marche, specie nell’Alto
Nera, dove il terremoto non ha ucciso nessuno, almeno direttamente, ma ha
massacrato letteralmente interi paesi, intesi come centri urbani ma anche e
soprattutto come comunità, come insieme di persone legate da parentele, lavoro,
passioni. E a infierire su situazioni già drammatiche c’è l’ottusità delle
norme, la stupidità delle carte e, talvolta, anche la scarsa sensibilità di chi
decide.
Non sto parlando dei grandi problemi che affliggono questa terra
martoriata: il ritardo nell’installazione delle SAE, gli sfollati che sembrano
sempre più deportati, le vie di comunicazione principali interrotte, le aziende
che non riaprono. Sto parlando di elementi forse minori ma che compongono in
maniera forte quel collante che tiene insieme una comunità. Tra questi elementi
c’è senz’altro lo sport.
Visso ha una squadra di calcio che ha una storia gloriosa, almeno a
livello locale, e molti Vissani hanno ricordi indelebili legati al sodalizio
sportivo del loro paese. Ma, soprattutto, il Visso Calcio è un elemento
importante della società civile, quella società sbriciolata dal terremoto che
si sta cercando di far ripartire. Ogni elemento di questa società è importante
ma, a quanto pare, il Visso Calcio rischia di non avere un futuro nella Visso che sarà, perché
il Visso Calcio non ha più un campo su cui giocare.
Il campo non è stato danneggiato dal terremoto, ma non c’è più lo
stesso: è stato individuato come area, una delle poche, adatta all’installazione
delle casette. Diventerà, quindi, la Visso provvisoria. Questo, ovviamente, è
importante, fondamentale direi, perché per prima cosa bisogna dare un luogo
dove vivere alla gente. Ma si tratta di un luogo provvisorio, è impensabile che
i Vissani possano avere un futuro ragionando esclusivamente sulle casette di legno.
Bisogna guardare molto più avanti e salvaguardare tutti gli elementi che
compongono una società. Tra questi, lo sport, è fondamentale.
Quindi il calcio di Visso non sarà più a Visso e, forse, non sarà più
da nessuna parte. Senza campo una squadra non può giocare. Si era pensato di
spostarsi a Ussita, a una manciata di chilometri, ma il campo ussitano non è utilizzabile in quanto insiste in
una zona interdetta perché soggetta a rischio alluvionale, rischio che c'è sempre stato ma che ora è problema insormontabile, rischio ovviabile,
ma serve spendere soldi. Altre soluzioni, al momento, non si vedono ma quella
di Ussita pare possa essere percorribile. Però bisogna crederci e investirci.
Così rischia di finire una storia pluriennale di successi sportivi ma
anche e soprattutto si aggregazione sociale e di educazione giovanile. Ed è
questo il punto: a parte il campionato a cui non si sa se ci si possa iscrivere
o no, a parte il buttare alle ortiche storie e ricordi, se muore la squadra di
calcio viene a mancare la sua funzione sociale.
Qui si deve pensare al futuro, si deve pensare che Visso, se deve
tornare a vivere, deve tornare integra nella sua struttura sociale. In questa
struttura sociale la funzione dello sport è importantissima. La Visso di domani
va progettata oggi e in questo progetto non può mancare la squadra di calcio,
non tanto per i tifosi, ma per la sua valenza educativa e aggregativa. È per questo
che bisogna adoperarsi per trovare una soluzione a una questione che può
sembrare secondaria ma secondaria non è.
Luca Craia
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