Mibact: che significa? È l’acronimo di Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali e del Turismo. Intelligentemente si è messo insieme, nello stesso
dicastero, tutto quello che contribuisce a portare turisti in Italia, che non è
soltanto il paesaggio, oppure il buon cibo, ma è l’enorme offerta di CULTURA
che il nostro Paese è in grado di fornire a un turismo di qualità. Se l’Italia
intera è in possesso di un patrimonio culturale immenso e inestimabile, il
Centro Italia è il cuore di questo patrimonio. Un cuore colpito e ferito in
maniera gravissima dal terremoto, ferite che vanno curate e guarite quanto
prima, altrimenti si rischia che quel turismo, per il quale è nato l’acronimo Mibact,
vada perso per sempre.
Non è questa la strada che sembra si voglia intraprendere, né dal
governo centrale né da quello regionale marchigiano. Sono arrivati ad Ancona, infatti,
1.592.000 euro provenienti, appunto, dal Mibact. Ce lo dice felice l’assessore
Moreno Pieroni, spiegandoci che questi soldi saranno impiegati, di concerto con
il ministero stesso, per “la valorizzazione dei territori feriti per
aumentarne l’attrattività e la promozione di grandi eventi aggreganti”.
Tradotto in soldoni significa che verranno finanziati progetti di eventi del
genere di Risorgimarche di Neri Marcorè, cui andranno 152.000 Euro, oppure
Musicultura, che già cammina bene con le sue gambe ma che capterà 200.000 Euro.
Possiamo
discutere all’infinito sull’utilità di queste iniziative, senz’altro di alto
valore ma la cui ricaduta sul territorio realmente colpito dal sisma è tutta da
dimostrare. Rimane, però, una grande perplessità: il Mibact finanzia
spettacoli, e va bene, ma ancora non ci ha detto cosa vuol fare con il
patrimonio danneggiato. Ci sono chiese, palazzi, castelli che sono le
attrattive turistiche principali. Dovrebbero essere l’obiettivo prioritario di
ogni investimento del Ministero ma, al momento, non se ne parla. Ci sono opere
accatastate nei magazzini, messe al sicuro dal coraggio e dalla professionalità
dei Vigili del Fuoco e dei volontari specialistici, e non sappiamo quando e se
mai torneranno nelle loro sedi ad allietare l’occhio del turista.
Il
territorio ha bisogno di tornare in possesso del suo patrimonio culturale.
Anzi, questa potrebbe e dovrebbe essere l’occasione per valorizzarlo
maggiormente e puntare in maniera chiara e decisa su un turismo specifico
legato a questi beni. Un Ministero dei beni culturali che si preoccupa
principalmente e prioritariamente di concerti, con tutto l’amore e la passione
per i concerti, mi pare piuttosto preoccupante.
Luca Craia
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