martedì 25 luglio 2017

Rimosso il 15% delle macerie. Dopo 11 mesi. E se ne vantano pure.



Non c’è capacità di autocritica, nei nostri governanti. A nessun livello: né a Roma, né ad Ancona, né nei singoli paesini. Non c’è l’umiltà di dire “stiamo avendo difficoltà” oppure “abbiamo sbagliato l’impostazione, ora rimediamo”. C’è invece l’ansia di apparire, di vendere fumo, di vantarsi anche di cose di cui ci si dovrebbe vergognare manipolando abilmente non tanto il dato quanto il modo di fornirlo.
La Regione Marche è in fortissimo ritardo sulla rimozione delle macerie. È passato quasi un anno dalla prima scossa agostana, 11 mesi, e chi gira per le zone terremotate sa che gran parte delle macerie è ancora lì, insieme a tutto quello che rappresenta in termini di incapacità, inefficienza, errori e malafede. Eppure esce un comunicato in cui ci si loda del fatto che sono state rimosse 100.000 tonnellate di materiale. Suona bene: 100.000 tonnellate sembrano davvero tante. Poi scorri il comunicato e scorpi che sono solo il 15% del materiale risultante dagli edifici privati crollati.
Umiltà. L’umiltà serve a lavorare meglio, perché tutti possono sbagliare, in buona fede, ma riconoscendolo si cerca anche la soluzione e si evita di sbagliare in futuro. Qui, invece, non solo non c’è umiltà, ma c’è qualcosa che somiglia tanto alla malafede. Sembra malafede quando non si raccontano le cose come stanno, quando non si parla chiaro, quando si utilizzano vocaboli per far capire e non capire.
Credo che occorre almeno essere chiari. La strategia dell’abbandono è un’ipotesi che viene sempre più suffragata dai fatti, ma sempre ipotesi rimane. Ma l’incapacità (voluta o accidentale) di risolvere efficacemente i problemi è conclamata, e dovrebbero essersene accorti anche i protagonisti. Non sarebbe ora di prenderne coscienza?

Luca Craia

(foto La Stampa)

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