Una premessa: mi occupo di Risorgimarche per l’ultima volta come
questione legata al terremoto perché Risorgimarche, col terremoto, non c’entra
nulla. È una bella iniziativa, piacevole e divertente, ma non serve a nient’altro
che a divertire la gente. Per cui, quando parlo di terremoto e dei problemi che
ne conseguono, eviterò di trattare l’argomento Risorgimarche anche perché non c’è
alcuna necessità che anche questo piccolo spazio che mi appartiene faccia
pubblicità all’iniziativa di Marcorè. Ma passiamo al caso del disabile e della
risposta fornita dall’organizzazione.
Bastava poco. Bastava prendere coscienza del fatto che c’è stato un
problema, e questo è evidente, manifestando la volontà di prendere tutte le
misure acciocchè questo non si ripeta più. Invece si è preferito attaccare a
testa bassa chi aveva semplicemente indicato il problema con l’unico scopo di
fare in modo di porvi rimedio, soprattutto per il futuro. Non ha colpe, l’organizzazione
di Risorgimarche, per il fatto che un disabile non abbia potuto assistere al
concerto di Paola Turci. Le colpe, semmai, le hanno altri, partendo proprio dal
disabile, dipinto come un cercarogne e non come una persona che voleva far
valere i propri diritti. E di diritti negati si parla, anche nella risposta
stessa degli organizzatori. Perché se si realizza un evento finanziato con
soldi pubblici, l’evento deve essere fruibile da tutti, ma proprio tutti, e se
la location non è adatta bisogna trovare un’altra location.
Poi ha colpa il giornalista che ha sollevato il problema che, secondo
sempre l’immacolata organizzazione dell’evento, non saprebbe fare il proprio
mestiere. Ha colpe infinite la figura istituzionale che facendosi carico del
problema, che avrebbe sfruttato politicamente della situazione e quindi deve
essere attaccata e smozzicata dal popolo del web che punisce e dispensa
giustizia. E ho colpa anch’io, insieme agli altri blogger o simili che hanno
discusso della cosa, manifestando lo sconcerto di fronte a un’evidente
ingiustizia. Noi “santoni” del web siamo forse i peggiori, una razza da estinguere.
Insomma, una risposta piccata, piuttosto altezzosa, che non accenna minimamenta a fare un po' di autocritica ma rilancia le accuse sprezzosamente al mittente, scatenando orde di odiatori compulsivi che già sono all'opera sommergendo tutti, tranne gli organizzatori, di insulti, epiteti e parole minacciose. Una risposta anche politica che attacca, appunto, politicamente il Vicepresidente del Consiglio Regionale delle Marche e esce da quello che è il campo artistico in maniera decisa.
Però sono lusingato del fatto che, se non Marcorè in persona, almeno
qualcuno del suo staff legga quello che scriviamo io e gli altri "santoni", perché
almeno so che posso mandar loro un messaggio, sperando che arrivi. Infatti, se
si sono presi la briga di citarci, noi "santoni", significa che hanno letto
quello che abbiamo scritto sull’argomento. Però su altri argomenti che li
riguardano e che ho trattato non c’è stata risposta.
Per esempio nessuno si è ancora preso la briga di spiegare come mai un
evento che doveva essere gratuito e a sostegno dei terremotati, invece diventa
una cosa finanziata con soldi pubblici, soldi che, magari, potevano essere utilizzati
per risolvere qualche problema più pressante. Ma chissà, forse gli ci vuole
tempo per rispondere: sulla questione del disabile ci sono voluti cinque
giorni, su questa magari ci vorrà qualche mese. Quindi mi correggo: tornerò a
parlare di Risorgimarche se daranno spiegazioni sul fatto del finanziamento
pubblico.
Luca Craia
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