venerdì 7 luglio 2017

La ferocia dei buoni.



I buoni sono buoni finchè non si arrabbiano. A volte, per fare arrabbiare i buoni, basta non essere d’accordo con loro. A volte, per fare arrabbiare i buoni, basta dire una verità che diverge da quella che loro pensano sia la verità, da quella che loro sperano sia la verità, da quella che farebbe loro comodo sia la verità. Non sono così buoni, in fin dei conti, i buoni. Quando si arrabbiano sanno essere molto cattivi. Lo fanno nella certezza – tutta loro – di avere ragione, di essere dalla parte giusta del confine, di essere diversi dagli altri che non sono buoni, sono brutti e cattivi, razzisti e menzogneri.
Ho un pensiero, in questi giorni in cui qualcuno ha sentito la necessità di riportarci alla mente i brutti momenti di un anno fa, quando due uomini si scontrarono comportandosi da incivili, a causa dell’imbecillità di uno dei due e della reazione scomposta dell’altro, e uno dei due morì, ucciso dalla mano stupida dell’altro. Un anno fa un intero territorio fu messo alla gogna, arrivarono giornali, televisioni, arrivarono i potenti del Paese, i potenti della provincia, i loro lacchè e i loro cani. Vennero tutti attratti dalla possibilità di avere uno spazio di propaganda gratuito, offerto dal sangue del morto e dall’idiozia dell’assassino, chiamati dalla sirenica voce di chi aveva capito come sfruttare a suo favore questa brutta pagina di cronaca.
I fatti veri furono raccontati da chi c’era, ed è a una di quelle persone, che non citerò per un rispetto dovuto e doveroso dopo il massacro mediatico subito, che rivolgo il mio pensiero. Prima che questa persona, presente, che aveva visto tutto, potesse raccontare quanto accaduto davanti ai suoi occhi, già era stata creata un’altra verità, una verità costruita ad arte, quella stessa verità che si vuole ancora far passare per vera nonostante la giustizia abbia stabilito tutt’altro. Quando questa persona raccontò quello che aveva visto con i suoi stessi occhi, tutto il castello di carte traballanti costruito sulla verità di comodo traballò. Per non farlo cadere si alzò un coro aggressivo, cattivo, impalcabile che accusò questa persona di mentire, di essere mitomane, di voler sovvertire l’ordine del vero e dell’assunto tale per chissà quali fini. Il coro dei buoni, che vedevano attaccata la loro verità da un’altra verità, incontestabile perché proveniva da chi c’era mentre loro, i buoni, non c’erano, non avevano visto. Ma la loro verità, secondo loro, era più vera.
Questa persona fu massacrata, letteralmente. Sui giornali di tutta Italia, in televisione, alla radio, soprattutto sui social, dove l’uomo riesce a staccare se stesso dall’odio che contiene e riversarlo, quest’odio, puro sulle righe che scrive. Posso solo immaginare la sofferenza di questa persona, che aveva solo raccontato quello che aveva visto, che non aveva alcun fine nel raccontare qualcosa di diverso, nessun tornaconto. Un linciaggio mediatico di una violenza inaudita, inaccettabile, cattiva. E proveniva dai buoni.
La storia ha dimostrato che questa persona diceva la verità, perché ci furono altre persone che avevano visto a loro volta e raccontarono la stessa verità. Loro c’erano, i buoni no. È passato un anno, ma nessuno ha chiesto scusa. È passato un anno e si manifesta contro il razzismo. È legittimo, il razzismo è un’ingiustizia. Ma grande è stata l’ingiustizia verso questa persona. Nessuno ha sentito il dovere di manifestare dispiacere, pentimento, solidarietà umana.
Ecco perché non la cito: non mi fido dei buoni. Potrebbero ricominciare da capo. Voglio tutelare, nel mio piccolo spazio, questa persona e darle tutta la mia solidarietà. Voglio scusarmi con lei non perché io abbia fatto qualcosa ma come uomo, perché l’uomo non può e non deve essere così cattivo, nemmeno quando ritiene di essere buono. Soprattutto quando vuole essere buono. Chi ha ipocritamente utilizzato tutto questo e causato questo dolore probabilmente pagherà. Gli altri, il coro, il branco dei buoni assetati di sangue, ancora non ha nemmeno preso consapevolezza del male che ha fatto. E della possibilità che potrà succedere ancora. Anzi, succederà senz’altro.

Luca Craia


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