Comincia
a essere chiara la strategia adottata dal Governo per eliminare la legittima
protesta delle popolazioni colpite dal terremoto, una protesta che è montata
piano piano, dopo lo sbigottimento del trauma di vedere distrutta parte della
propria vita, dei propri averi, del proprio futuro. I terremotati hanno
iniziato a reagire quando si sono resi conto che le misure per supportare gli
immensi disagi a cui erano sottoposti non erano adeguate, anzi, andavano in
direzione opposta, cercando di desertificare le aree colpite, evitando, in
maniera palesemente colpevole, di prendere decisioni, lasciando che la
disgrazia si incancrenisse.
Ci
sono state manifestazioni, incontri, tentativi di trattativa col Governo
Nazionale e con quello Regionale. Tutti questi sforzi hanno portato quasi a
nulla, a un sostanziale muro di gomma contro il quale ogni legittima istanza
rimbalza e torna al mittente. E ora la strategia appare evidente, a quasi nove
mesi dalla prima scossa, con gente deportata, territori svuotati, economie che
cercano di ripartire ma con le sole proprie forze. È la strategia dell’esasperazione,
un progetto che vuole portare all’estremo le necessità, i bisogni, creando una
tensione tale che, non trovando sfogo e riscontro nei canali istituzionali, si
riversa sugli stessi terremotati creando divisioni, spaccature e, soprattutto,
rassegnazione.
È la
rassegnazione la peggior conseguenza dell’atteggiamento delle Istituzioni.
Peggio dei litigi tra sfollati e irriducibili, peggio degli scontri tra
residenti e proprietari di seconde case. La cosa peggiore è l’assunzione di
consapevolezza del fatto che, qualsiasi sforzo si faccia, non ti ascolta
nessuno. E questo porta a desistere, ad aprire attività in altre aree lontane
da quella originaria, a trovare lavoro altrove, residenza altrove. Porta al
sopravvento dei disfattisti, di quelli che debbono far la guerra a tutti senza
mirare al vero nemico, alla sfiducia verso le istituzioni locali che, invece,
per quanto non esenti da colpe, devono essere l’ultimo baluardo a difesa dei
diritti dei terremotati.
Chi
sta pilotando l’emergenza non sta sbagliando come qualcuno pensa: sta seguendo
un disegno. È un disegno diabolico, che vuole desertificare le zone colpite,
che vuole svuotarle di gente, di economia, di vita. E per farlo si sta muovendo
molto bene, prima di tutto non muovendosi. I risultati si cominciano a vedere.
Luca Craia
Nessun commento:
Posta un commento