Hanno seguito le istruzioni del capo, i membri del PD che ieri sono
andati nelle zone del sisma. Ci sono andati senza le magliette, troppo
visibili, troppo provocatorie. Hanno fatto un po’ di scena, hanno visitato
qualche amico, qualcuno che li ha lasciati fare, hanno evitato con cura le zone
calde, le aree dove il rischio di portare a casa un po’ di macerie dopo che
qualcuno te le ha tirate addosso era troppo alto. È soddisfatto, Francesco Comi,
segretario del Pd marchigiano: “Lontani dalle polemiche, il nostro
intento è propositivo e costruttivo. La presenza dei nostri rappresentanti nei
centri colpiti dal sisma, non solo oggi, ma più anonimamente ogni giorno, senza
tregua e senza bandiere, lo dimostra”.
Un’iniziativa
che ha lasciato piuttosto perplessi molti militanti, anche perché Renzi, vista
la malaparata, non si è visto, in una sorta di “armiamoci e partite” che lo fa
assomigliare sempre più a un ducetto del 2000. Un’iniziativa che certamente non
ha giovato all’immagine del partito, già fortemente danneggiata dall’operato
dei suoi rappresentanti politici nelle alte sfere regionali e nazionali, che
certamente non ha dato prova di efficienza, lungimiranza, capacità a meno che
non si pensi, come pare sempre più lecito pensare, che ci sia un altro disegno
da perseguire, nel cui caso, allora, avrebbero agito bene, nella loro ottica.
Comunque
è andata bene. Comi è contento, credo soprattutto perché non si è fatto male
nessuno, Renzi non ha rischiato nulla tranne un altro po’ di popolarità, della
quale sembra preoccuparsi sempre meno, chissà se per stupidità o per
consapevolezza che, ormai, non serve più. Fatto sta che oggi, lunedì, non è
cambiato nulla. Né ci si aspettasse niente di diverso. E se qualcosa si
muoverà, perché dicono che si muoverà, sempre che si muoverà, non sarà certo perché
domenica 20 maggio dei personaggi in maglietta gialla senza maglietta gialla
sono andati a farsi un giro nel cratere.
Luca Craia
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