lunedì 13 marzo 2017

La famiglia del ladro perdona il derubato. E il mondo si rovescia.



La morte di un uomo è sempre una cosa deprecabile ed è stucchevole doverlo ripetere ogni volta che si parli della morte di un delinquente. Tocca ripeterlo per chiarire il punto, per non dare modo ai soliti benpensanti di attaccarti fin dalle prime parole. Però un delinquente è un delinquente, e un delinquente che muore nell’atto di delinquere non viene lavato delle sue colpe solo per il fatto che muore: rimane delinquente, morto ma delinquente.
Per questo sono trasalito nell’apprendere dell’atto di “generosità” della famiglia di Petru Ungureanu, il ladro rumeno rimasto ucciso dal fucile del derubato che ha esploso un colpo evidentemente per difendere se stesso e la proprietà. Il fratetello del ladro ha pronunciato queste parole: “io e la mia famiglia perdoniamo Mario Cattaneo (il derubato sparante, ndr) davanti a Dio: non vogliamo vendetta ma solo giustizia”.
Io credo che un uomo debba avere il diritto di difendere se stesso e i suoi beni, anche usando la forza. Il “povero” ladro non sarebbe morto se non avesse minacciato chi gli ha sparato, nella sua persone e nei suoi beni. Con questo non auspico l’uso della forza che sarebbe inutile se in Italia vi fossero leggi migliori e forze dell’ordine messe in condizione di agire. Purtroppo questo non è, per cui capita che i cittadini debbano difendersi da soli, con tutte le conseguenze negative del caso.
Ma che i familiari del delinquente ucciso si sentano nella posizione addirittura di perdonare quella che, non avesse sparato, sarebbe la vittima di un criminale, e quel criminale altri non è che il loro congiunto, sembra davvero grottesco. Ma è giustificato dai media, dall’atteggiamento dei benpensanti di cui sopra e addirittura dalle leggi italiane nella loro inefficienza nel difendere i cittadini.
               
Luca Craia

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