"Recuperare
gli inaccettabili ritardi accumulati nella realizzazione delle stalle”, è
quello che chiede a gran voce l’associazione di categoria dei coltivatori e
allevatori che, a fronte di dati a dir poco sconfortanti circa effetti del
terremoto sul settore, suona l’allarme per ottenere interventi immediati. L’agricoltura
e l’allevamento di bestiame, la trasformazione dei materiali e l’accoglienza
agrituristica hanno subito danni ingentissimi: non solo le stalle crollate e gli
animali morti, si parla di oltre 3200 posti di lavoro persi, il 24% degli
addetti nel settore.
È un settore
che rappresenta quasi interamente l’economia delle zone colpite dal terremoto:
175.000 ettari di terreno coltivato e 15.300 aziende. Un comparto che soffre
anche perché è stato sostanzialmente lasciato a se stesso. Attività chiuse a
causa dei danni diretti ma anche a causa delle conseguenze, come gli
smottamenti che hanno reso inutilizzabili i terreni, presenze in agriturismo pressochè
azzerate, stanno mettendo a durissima prova tutto il settore.
Per questo
la Coldiretti chiede l’erogazione immediata dei fondi a sostegno dell’agricoltura
previsti dal decreto Sisma Italia e aiuti alle aziende per il mancato reddito.
Inoltre l’associazione degli agricoltori ritiene indispensabili misure atte al
rilancio dell’economia locale e al sostegno dei consumi dei prodotti peculiari.
Per questo indica come indispensabili sgravi fiscali a favore di chi investe
nell’area del cratere o la detrazione fiscale per i turisti che decidano di soggiornare
nelle strutture della zona colpita.
È necessario
far ripartire l’economia quanto prima, altrimenti ogni sforzo di ricostruzione
sarebbe inutile. Ma è anche necessario riportare le popolazioni dislocate
altrove alla propria terra, in modo che anche gli altri settori economici
possano riprendere a funzionare. E il ritardo previsto per la consegna dei
moduli abitativi o per le soluzioni alternative come l’acquisto di immobili va
in tutt’altra direzione.
Luca
Craia
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