mercoledì 25 gennaio 2017

Terremoto. La manifestazione del 2 febbraio sia dell’Italia, non solo dei terremotati



Il terremoto, anzi, i terremoti, ma anche l’emergenza neve, l’emergenza corrente, l’emergenza idrogeologica, tutta questa sfilza infinita di emergenze che, alla fine genera più PIL che l’industria, incurante della vita delle persone, ci ha indicato senza dubbio alcuno quanto sia incapace la nostra classe dirigente. Francamente non posso affermare con certezza che ci sia in progetto preciso per lo spopolamento delle zone terremotate, ma certo che i fatti parlano in maniera chiara di un’evidente incapacità gestionale e organizzativa unita alla totale assenza di coraggio politico. 
Il risultato sta sotto gli occhi di tutti: interventi fermi e intere aree del Paese indirizzate verso una desertificazione economica e umana inconcepibile per questa parte geografica. Se poi dietro ci sia un disegno o se sia solo frutto dell’inadeguatezza di chi governa, non sono attrezzato per stabilirlo.
Il 2 febbraio ci sarà, a Roma, una manifestazione che si sta ancora organizzando a livello di persone colpite direttamente dal sisma. È un passaggio necessario per mantenere accesi i riflettori sul problema e sottolineare quanto le soluzioni siano tutt’altro che messe in campo. Credo, però, che questa non possa e non debba essere una manifestazione “dei terremotati”. Qui è l’intero Paese che deve ribellarsi a quanto sta accadendo, perché quello che stanno vivendo le popolazioni montane del Centro Italia lo potrebbe vivere chiunque, domani o dopodomani. 
L’Italia, come dicevo all’inizio, è un Paese che vive un’emergenza dietro l’altra, per la sua stessa conformazione ma soprattutto per l’incapacità di chi governa e ha governato. Situazioni come quelle che stanno vivendo le persone colpite dagli ultimi eventi possono toccare a ognuno di noi. Non è solo questione di solidarietà: è una fatto generale, dobbiamo tutelarci. Ecco che questa diventa occasione per il Popolo Italiano di dare un segnale forte, un segnale che dica chiaro alla classe dirigente che non lasceremo che ci si tratti così, mai più. Il 2 febbraio occorre essere in tanti a Roma, per l’Italia, per noi stessi, per i nostri figli.
                                      
Luca Craia

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