mercoledì 27 aprile 2016

L’Università a San Claudio. Finalmente. Ma senza umiltà.



Stamattina, quasi come fosse un blitz, alcuni rappresentanti dell’Unicam si sono presentati a San Claudio al Chienti, attrezzati per benino con il georadar, per fare delle prospezioni sul sottosuolo insistente l’antica abbazia. Verrebbe da dire finalmente, visto che, a oltre un anno dalla partenza del progetto di ricerca guidato dal Prof. Pambianchi, è il primo segnale concreto che si stia muovendo qualcosa. È anche la prima volta che l’Unicam si reca a San Claudio in maniera ufficiale, e anche questo è un fatto importante: testimonia che le teorie sui Franchi nel Piceno forse non sono così strambe come qualche illustre accademico ha sempre cercato di far credere.
Il punto, però, è che, ancora una volta, l’Unicam fa da sé. Il mondo universitario non si abbassa, non dialoga con chi sta portando avanti e studiando la teoria dei Carolingi in Val di Chienti da anni. E, soprattutto, continua a snobbare l’uomo senza il quale la teoria non esisterebbe e, diciamolo chiaramente, oggi l’Unicam, starebbe a fare il georadar altrove, o forse non lo farebbe per niente. Logicamente mi riferisco a don Giovanni Carnevale, dall’intuizione del quale (e dai suoi successivi studi) si è mossa questa ondata di fermento culturale e di ricerca che, alla fine, ha coinvolto anche il mondo accademico.
Onestà intellettuale pretenderebbe un tributo a don Carnevale e un suo coinvolgimento negli studi che si stanno facendo. E sarebbe cosa intelligente confrontarsi con tutto il mondo degli studiosi, ancorché amatoriali se vogliamo, che stanno portando avanti il processo di ricerca con o senza i potenti mezzi dell’Università. Sarebbe cosa intelligente, dicevo, ma richiederebbe anche una buona dosa di umiltà. Se della prima possiamo presumere l’esistenza con buona approssimazione, della seconda possiamo tranquillamente dubitare.

Luca Craia

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