giovedì 14 maggio 2015

La contestazione è democrazia?



Ritengo un diritto inviolabile quello di esprimere la propria opinione. Pertanto anche le manifestazioni contro Salvini, che ormai sono diventate parte delle coreografia del capo leghista, sono sicuramente annoverabili tra le espressioni tutelate dal diritto alla libertà di pensiero. Quando queste, però, sfociano in comportamenti violenti si esce dal novero e si entra nella violazione della libertà altrui. Perché, vedete, per quanto possiamo non essere d’accordo con quello che dice Salvini, il lancio di oggetti, lo spintonare, la volontà di aggredire ma anche soltanto il vociare scomposto volto a impedire all’altro di parlare violano la libertà di quest’ultimo di manifestare il proprio pensiero. Sono manifestazioni antidemocratiche, se vogliamo, fasciste.
Questo Salvini lo sa e lo calcola. Ogni volta che viene contestato violentemente egli guadagna consensi, piace di più, guadagna simpatie. Alla fine, al di là di quello che pensa e che dice, il fatto di ricevere tanta feroce avversione gli accaparra simpatie e rafforza quelle che già ha. Diciamo quindi che la contestazione violenta contro Salvini produce il risultato contrario rispetto a quello presumibilmente voluto. Senza contare quanto costa alla collettività in termini di sicurezza.

Luca Craia

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