domenica 30 novembre 2014

Gli equilibri instabili della maggioranza e l’ansia di nuove nomine.



Che la maggioranza che governa Montegranaro si regga in piedi su più di una stampella è chiaro come il sole; come, del resto, era chiaro che avrebbe avuto un equilibrio instabile sin dalla progettazione di una coalizione così eterogenea e composta dalle molteplici facce della sedicente sinistra – che già da sole male si accordano – più una componente di destra neanche poco estrema. Ma ci domandavamo cosa c’era dietro all’ansia di nominare un nuovo CDA per la casa di riposo comunale. La risposta comincia a venire fuori. Non che ce ne fosse bisogno: chi capisce un po’ di politica sa come vanno certe cose.
Il fatto è che già circolano i nomi dei papabili al posto dell’uscente forzato presidente della fondazione, Lucio Melchiorri, che avrebbe sì, a norma di legge e di logica quasi un anno ancora di carica ma che deve essere sacrificato in anticipo per saziare appetiti e mantenere in piedi un governo che, altrimenti, si fracasserebbe sul selciato di piazza Mazzini, salvo che Melchiorri, com’è auspicabile, faccia valere le sue ragioni, se non altro, per una questione di principio.
I nomi che circolano non li faremo ma già circolano, fidatevi. E sono nomi noti, tutti riconducibili a parti, frazioni, frammenti di questo composito schieramento. Ogni nome accontenterebbe una parte. C’è da vedere chi si accontenterà e chi no, cosa avverrà a nomina avvenuta, chi sarà soddisfatto e chi non lo sarà. E c’è da vedere chi non lo sarà cosa farà di conseguenza.
In effetti, i vari mal di pancia che si erano palesati negli ultimi mesi si sono ultimamente placati non per il miracoloso effetto di qualche farmaco antispastico ma proprio per l’attesa di vedere chi poteva ottenere cosa. Tra un po’ i nodi verranno al pettine e vedremo se ci sarà stata la capacità di accontentare tutti o no. Certo il PD è contento: ha piazzato un vicepresidente in provincia coi voti del centro-destra (grazie a questo bizzarro sistema che ha salvato le abrogate province) e questo può essere appagante. Ma Sel ha le sue pretese, il centro del Presidente del Consiglio anche, mentre il Vice Sindaco e il suo inesauribile appetito cerca di piazzare altre pedine di peso. Qualcun altro sembra essere già stato fatto contento con incarichi veniali ma di visibilità mediatica.
L’unico che non ha pretese, per ora, è quello che fa da ruotino di scorta, che appoggia all’esterno, che ha detto, fin dall’inizio di questa stramba avventura, “contate su di me, quel che accada”. Non sembra che Basso cerchi nomine comunali: evidentemente punta ad altro, magari a votazioni a venire nel 2015. E nel 2015 ce ne sono di importanti. Ad’è un manicomio…

Luca Craia

Le Vergare - aggiornamento al 30/11/2014








venerdì 28 novembre 2014

Dario Villasanta : L’imperfezione di una pena - di Anna Lisa Minutillo



Mi sono occupata di questa giovane penna un po’ di giorni fa,abbiamo parlato del suo libro Angeli e Folli ma dietro a questo racconto basato sulla scrittura e sulla realizzazione di questo suo secondo libro si nascondeva molto altro,ne avevo il sentore ascoltando le sue parole che alternavano silenzi e rincorse del cuore quando mi parlava della sua vita ed indubbiamente di accadimenti pressoché particolari la vita di Dario ne è costellata ,meritevole di attenzione a mio avviso ma quell’attenzione che deve andare oltre la semplice lettura,il semplice commento, quell’attenzione che deve farci fermare a riflettere perché a volte avere due minuti di riflessione e poi continuare a vivere imperterriti non basta,serve altro qui :serve cuore ma serve anche azione e cerchiamo insieme di capire perché.
Snocciola parole Dario, parole che faccio fatica a fermare,parole che riempiono fogli alla velocità della luce,parole che sto interiorizzando da giorni e che cerco di fare mie per non diventare solo una osservatrice che passa,guarda e se ne va,parole che a volte dure a volte disperate mi danno la netta dimensione di quanto la vita possa assumere forme strane a volte. Dario è una persona come tante altre ,incensurato fino al 2007 ,una vita tranquilla colorata di passioni,di esperienze di voli ed amori.
Cerca di resistere agli urti della vita Dario,alle prove che la stessa gli impone di superare per vivere, a volte con buoni risultati ,altre con momenti di depressione e di scoraggiamento a causa di questi momenti decide di recarsi suo malgrado in psichiatria poiché senza tetto prima dell'opg e di tutte le varie vicende che si sono susseguite in attesa di poter sapere se avrebbe potuto restare fuori in affidamento.
Si lotta nella vita,si alternano stati di felicità a disincanto,illusioni e sogni spezzati e così anche Dario in un periodo di stress accumulato per tante problematiche inizia a diventare “ribelle” ed a dimostrare questo suo disagio ,rompendo una porta,tentando di attirare in qualche modo l’attenzione su un suo disagio ,subisce piccole condanne per questi reati fino a che un giorno si trova a passare davanti ad un auto che ha i vetri rotti a causa della “visitina”che qualcuno più disperato di lui gli aveva fatto pochi attimi prima.
Stava passando da li Dario e stava osservando quanto accaduto fino a che una signora lo guarda poiché si trovava a passare anch’essa nelle vicinanze di quell’auto , una di quelle signore che se si fosse trattato di segnalare un’aggressione allo stesso probabilmente si sarebbe ritirata in buon ordine ,invece questa signora lo segnala per aver compiuto un furto che lui non ha compiuto e che non gli appartiene.
Le tensioni aumentano nella vita di Dario l’unica cosa che al momento sembrerebbe andare bene è l’amore ,si trasferisce a casa della sua compagna e nonostante i domiciliari che sta scontando per via di questi tentati furti(a suo dichiarare mai commessi) e per questo danneggiamento ad una porta la vita prosegue.
Una sera la sua compagna rientra a casa dopo aver subito un’aggressione,lo stesso non si può spostare da casa per denunciare l’accaduto e chiama i vigili urbani da qui scaturisce una discussione accesa con uno di essi e la reazione del Villasanta che lo colpisce con uno schiaffo .
Questo gesto fa scaturire tutta una serie di dinamiche particolari,Dario viene ritenuto un soggetto socialmente pericoloso e gli viene inflitta una misura di sicurezza e non una pena detentiva.
Le due cose differiscono fra loro perché la prima comporta lo sfociare in un internamento OPG e può protrarsi all’infinito arricchendosi ed ampliandosi sempre per via di dichiarazioni di assistenti sociali o per volere dei giudici,mentre la pena detentiva può avvalersi dei benefici di legge e consentire ad esempio vengono scalati dalla pena 45 giorni ogni tre mesi. Il vigile si costituisce parte civile e Dario potrebbe risolvere la faccenda invece lui si assume la responsabilità di quanto commesso ed è pronto a pagarne le conseguenze che onestamente forse sono un pochino esagerate sebbene la violenza non sia mai da accettare e nemmeno da condividere.
A Dario tocca la semi infermità mentale per via dello stress accumulato al momento del fatto,il suo rapporto d’amore si conclude e la sua convivente decide di troncare questa relazione non ospitandolo più presso di se a Dario spetta un anno di OPG presso la struttura di Castiglione delle Stiviere (MN) ove entra nel Maggio del 2009 e ne esce nel 2010 o meglio sarebbe dimissibile nel Settembre del 2010 ma questo non può accadere per via del fatto che Dario con la fine della convivenza ha perso il suo domicilio.
Manca in tutta questa vicenda l’umanità,manca la presa in cura da parte dei servizi sociali attivi sul territorio che per legge dovrebbero occuparsi di queste situazioni prendendo almeno contatti con la psichiatra che lo ha in cura ,manca il sostegno della comunità ,manca ciò che eravamo e non siamo forse più persone.
Nel 2011 Dario passa dall’ 'opg alla cpf Gonzaga, altresì chiamata SLIEV, e distaccamento dell'OPG. Non si vivono momenti facili all’interno di queste strutture,circondati da persone che vivono delle realtà a livello di salute con problematiche reali e concreti differenti da quelle di troppo stress accumulato da Dario e della sua predisposizione all’essere un po’ depresso,se poi si mette in conto che con l’avvento della crisi il personale specializzato che opera presso queste strutture viene sostituito spesso dagli OSS che svolgono si un buon lavoro ma mai paragonabile del tutto a quello di persone competenti e magari attive nel settore già da molti anni forse si riesce a comprendere quali e quanti momenti particolari si sia ritrovato a vivere Dario in una struttura di questo tipo.
Il racconto di Dario ci porta fino al 2013 quando tramite i servizi territoriali Dario giunge a Varazze presso la struttura Redalloggio dove Dario vive in una stanza condivisa e dove gli ospiti si autogestiscono rispettando però le regole del vivere in comunità che va dalla disponibilità nel fare la spesa e nel tenere in ordine gli spazi ,così come pure gli orari di uscita vengono concordate prima con il personale.
Nel 2013 comunque decade per mano delle commissione atta al riesame e per opera del magistrato la condanna alla pericolosità sociale del Villasanta.
A questo punto Dario potrebbe tranquillamente lasciare la struttura presso cui viene ospitato ma a causa delle sue condizioni di salute che lo vedono portatore di patologie importanti alla schiena tanto da fargli percepire dall’Agosto 2014 una pensione di invalidità pari a Euro 289 mensili quindi all’impossibilità di riuscire a trovare un’occupazione che gli garantisca una sopravvivenza degna ed alla mancanza di un proprio domicilio condizione fondamentale per potersi riprendere in mano le redini della propria vita ,lo stesso si ritrova a “vivere” in un contesto che sebbene lo aiuti da una parte offrendogli in tetto e del cibo ,lo impatta dall’altra poiché condividere i propri spazi con soggetti problematici non è il massimo della vita.
Lo scrivere deve avvenire in fasce orarie che non sono mai programmate e spesso interrotte dalle lamentele degli altri ospiti per via dell’utilizzo della luce poiché magari le altre persone vorrebbero riuscire a riposare tranquillamente e questo è solo uno dei tanti aspetti che continuano a rendere la vita in questa condizione alquanto discutibile.
Non spetta a noi giudicare se le strutture che hanno ospitato Dario si avvalgono di personale competente ,così come pure non spetta a noi giudicare se le stesse hanno un accreditamento da parte della Regione per poter esercitare correttamente una rieducazione ed una cura adeguata ai propri ospiti.
Non spetta a noi entrare in polemica con meccanismi ed ingranaggi burocratici più grandi di noi e noi si sa infondo siamo poca cosa e di certo con poche parole non potremmo far nascere nel cuore di chi non la possiede per svariati motivi una sensibilità differente.
Lo scopo di questo racconto è solo quello di far emergere una condizione di vita/non vita rovinata da reati che in confronto a ciò che sta accadendo a questo paese martoriato dalle ingiustizie di ogni tipo a cui assistiamo inorriditi fanno “quasi “sorridere.
Lo scopo di questo racconto è quello di far comprendere che non si possono perpretare delle ingiustizie di questo tipo a chi crede nella giustizia umana tanto dal farsi carico del reato commesso senza accettare il proporsi del vigile a cui è stato inflitto il danno come parte civile e “scamparsela”allegramente.
Lo scopo di queste parole che Dario ha condiviso in modo accorato con me è quello di non voler passare per vittima ma di far notare che così come Dario si è preso la responsabilità degli atti commessi nello stesso modo ognuno si dovrebbe prendere le proprie responsabilità dal giudice,allo psichiatra,ai servizi sociali,le dichiarazioni di individuo socialmente pericoloso si possono fare anche in modo verbale senza tenere conto di quanto una trascuratezza di questo tipo poi si ripercuota sulla vita dei diretti interessati .
Siamo alle battute finali di questo racconto ed io personalmente mi sento come svuotata per l’ennesima volta nel constatare ciò che temo accada e cioè dall’indifferenza che circonda e alberga in tante anime che non pensano mai che ciò che accade agli altri,per circostanze fortuite potrebbe accadere anche a noi.
La situazione politico/sociale di questo paese non aiuta di certo e Dario ci sta provando in tutti i modi a riscattarsi ma così ,da solo proprio non c’è la fa.
La legge impone un’assunzione a tempo indeterminato per soggetti che hanno avuto i suoi problemi,non tanto per le pene detentive scontate ma per la misura di sicurezza adottata nel suo caso,con Gennaio dovrebbe cambiare la legge ma fino a che non lo si vedrà con i propri occhi Dario si ritroverà a vivere in questo modo,senza nessuna possibilità di riscatto e di reintegro sociale e questa cosa lo fa star male poiché lui ha tutta la volontà di rimettersi in gioco e di credere nelle sue potenzialità ma anche nella generosità e nella comprensione di chi lo ha letto fino a qui.
Resteranno solo parole queste? Si potrà sperare che i servizi sociali (gli stessi che asseriscono il disagio di Dario come persona) tornino o inizino a rioccuparsi di lui e del suo male di vivere?
E noi? Cosa possiamo fare noi? Io non sono riuscita a far finta di nulla ,mi sono occupata di lui poiché mi piace il suo modo di scrivere ,come lo fa e ciò che dice potremmo sensibilizzarci ed acquistare il suo libro come dono di Natale per qualche amico/a ad esempio,potremmo dare lui una mano a livello economico con piccole donazioni a questo conto corrente
• Conto Corrente 100000015713 intestato a: Villasanta Dario Stefano IBAN: IT65V0306949541100000015713 BIC: BCITITMM.
• FILIALE - VARAZZE 17019 - VIALE NAZIONI UNITE, 3 - VARAZZE tel: 019935211

Potremmo guardare anche questo video per comprendere qualcosa in più….
.


e potremmo anche vergognarci un po’ che non fa mai male.
Anna Lisa Minutillo

P.S : Ovviamente il racconto di Dario Villasanta è tutto documentato e documentabile questo lo aggiungo per dovere di correttezza e di cronaca

giovedì 27 novembre 2014

Finalmente libera! Rimossa l’impalcatura da SS.Filippo e Giacomo

Gli abitanti della zona, i passanti e chiunque dal basso abbia alzato lo sguardo verso il centro velato di nebbia stamattina hanno avuto una piacevole sorpresa. Infatti ieri sera è stata rimossa l’impalcatura che circondava la chiesa della Prioria dopo due anni dall’inizio dei lavori di restauro. La rimozione era attesa da tempo perché i lavori sono sostanzialmente terminati fatta eccezione per alcune piccole rifiniture ma il ponteggio era ancora necessario per la sicurezza e per il trasporto del materiale da via Sant’Ugo all’interno della chiesa.
Ora finalmente possiamo rivedere SS.Filippo e Giacomo senza la cintura metallica che per due anni l’ha ricoperta per metterla in sicurezza, scongiurare il concreto rischio di crollo che si era manifestato recentemente e consentire di riportarla all’antico splendore e alla disponibilità dei Montegranaresi. A questo punto attendiamo la riapertura.
Il restauro era partito due anni fa per una decisione coraggiosa di don Umberto che si assunse, sostenuto dalla Curia di Fermo, l’onere di un grosso finanziamento che andasse ad aggiungersi a quello stanziato dalla CEI. Tutto ciò era indispensabile e improrogabile perché il tetto del tempio, a causa di un precedente restauro mal progettato e mal eseguito, rischiava di cadere e i segni dell’imminente pericolo erano ben manifesti (crepe, cadute di materiale).
Oggi i lavori sono pressoché finiti ma manca il restauro estetico della cinta bassa. Infatti si è provveduto a risanare tutte le tempere della volta e gli stucchi alti. Mancano però le tempere laterali, gli altari e, soprattutto, la magnifica pala dell’altare maggiore. Per questo servono altri soldi e don Sandro sta studiando le modalità tramite le quali reperirli. Speriamo che i Montegranaresi si dimostrino sensibili e sostengano il recupero totale di questa che può essere considerata la chiesa storicamente più importante del paese, dimora di Annibale Caro, luogo frequentatissimo da sempre che ha visto battesimi, matrimoni e funerali di miriadi di nostri concittadini.
Noi di Arkeo ci siamo già resi disponibili, già col concerto di domenica scorsa tramite il quale abbiamo raccolto delle offerte interamente destinate a questo scopo. Altre iniziative sono in cantiere, come un concerto in teatro di un famoso gruppo di musica pop-demenziale (non voglio anticipare altro), visite guidate studiate ad hoc e molte altre idee in corso di progettazione. Sosteneteci.

Luca Craia

mercoledì 26 novembre 2014

L'amico che non c'è (a Mario)



Vieni. Siediti. Prendi un po’ di vino.
Non ci vediamo da quasi vent’anni.
Cosa abbiamo fatto in questo tempo?
Io sono cambiato, tu no.
Io sono ingrassato, ho perso i capelli, tu no.
Tu non hai potuto.
Io mi sono sposato, ho messo al mondo dei figli. Tu no.
Io ho lavorato, cambiato lavoro, cambiato modo di vedere. Tu no.
Io ho sposato cause, cambiato opinioni, preso decisioni. Tu no.
Io ho speso il mio tempo, perso tempo, vissuto il mio tempo. Tu non hai potuto.
Cosa hai fatto tu, amico mio?
Hai osservato tutto questo con distacco?
Hai mai provato la voglia di sentire quello che sentivo?
Hai mai provato ad essermi al fianco?
A volte ti ho sentito, sai? A volte ti ho visto.
A volte mi sono chiesto cosa avresti fatto tu.
A volte ho visto quello che avresti fatto tu.
A volte sono stato d’accordo con te. A volte no.
Avrei voluto poter litigare con te su tante cose.
Insultarti e farmi insultare da te.
L’abbiamo fatto tante volte. Mi è mancato.
Dov’eri tu, amico mio? Dove sei ora?
Prendi un altro bicchiere di vino.
Dimmi cosa faresti tu, dimmi cosa tu non faresti.
C’è sempre stato un posto vuoto a tavola.
Anche quando abbiamo smesso di parlare di te.
Ci sarà sempre quel posto vuoto.
Non abbiamo mangiato la tua parte.
Non abbiamo tolto la sedia e le posate.
C’è un luogo nella memoria e nel cuore
dove sono sicuro di trovarti sempre.
Prendi un po’ di pane.
Sono quasi vent’anni che non ci vediamo
e ho così tanto da dirti.

Razzismo e realismo. L’estremizzazione del problema immigrati danneggia tutti.



Vi riporto un messaggio inviato sulla pagina Facebook dell’Ape da una lettrice. Lo riporto integralmente e poi vorrei usarlo come base di partenza per un breve ragionamento:

“Racconto quello che mi è capitato stamattina al mercato: sto in piazza San Serafino. Mentre cammino mi sento dietro le spalle un vocione che dice: “mi dia qualcosa”. Mi giro: un nero - niente contro i neri, preciso. Sincera non portavo un soldo, mi stavo facendo solo un giro per il mercato, non è detto che si va sempre in giro con i soldi, gli ho risposto che non portavo una lira. Mi giro a mezza faccia lo vedo che fa il segno di darmi un calcio. Aveva una faccia cattiva. Parlando con alcuni piazzisti mi hanno detto che questo gira spesso e che molti cominciano ad avere paura. Beh, io non ho visto in giro un vigile urbano, vorrei sapere cosa fanno tutto il giorno”.

Tralascio il commento sui vigili urbani che, purtroppo, come sappiamo, sono fortemente sotto organico e non possono controllare capillarmente il territorio come dovrebbero. Parto da questo racconto che, forse, è uno come tanti che si sentono in giro, per analizzare la questione dei rapporti tra Italiani e immigrati. Nella fattispecie il questuante è un nero ma potrebbe essere stato di qualsiasi razza. Potrebbe essere anche stato italiano anch’egli e questo avrebbe probabilmente spostato la percezione del pericolo anche se non l’avrebbe certo annullata.
Il punto a cui vorrei brevemente giungere è questo: sulla questione dell’immigrazione si stanno estremizzando le posizioni. Da una parte ci sono i garantisti, che per puro principio vorrebbero la massima apertura verso coloro che vengono in Italia in cerca di una vita migliore. Dall’altro ci sono i cosiddetti “italianisti”, ossia coloro che rigettano totalmente l’idea di accoglienza degli immigrati suffragati dai problemi connessi alla crisi economica. Nel mezzo non si sentono voci.
La questione, invece, è piuttosto complessa e, come sempre, la realtà va analizzata con una mediazione delle due posizioni. Non è mia intenzione farlo in questa sede, ma credo che l’estremizzazione di queste interpretazioni stia danneggiando prima di tutti gli immigrati stessi. Infatti, la percezione che il cittadino mediamente ha della figura dello straniero è esemplificata splendidamente dal racconto di cui sopra. È evidente che personaggi “diversi”, senza lavoro, senza fissa dimora, possano generare ansia e sensazione di pericolo. E questa sensazione è esatta, non è frutto di razzismo ma della constatazione di un dato di fatto. L’uomo descritto dalla nostra amica rappresenta davvero un problema.
L’esasperazione delle posizioni e dei messaggi mediatici che arrivano su questo argomento acutizzano, però, queste percezioni non perché siano inesatte ma perché le fanno tendere alla generalizzazione. Da qui qualsiasi straniero diventa un pericolo. Invece è necessario distinguere le varie situazioni. Diventa quindi indispensabile una regolamentazione legislativa molto più precisa dell’attuale, che distingua i veri rifugiati dai semplici immigrati, che dia il massimo sostegno umano a chi ne abbia bisogno ma che non vada mai a ledere i diritti dei cittadini italiani. L’Italiano deve sentirsi tutelato dal proprio Stato, solo in questo modo potrà serenamente accettare lo straniero. E il primo a beneficiarne sarà proprio quest’ultimo.

Luca Craia

Gomma tagliata: il solo sospettare è un segnale preoccupante



Prima di tutto voglio esprimere solidarietà ad Aronne Perugini perché, per quanto forse poca cosa, trovarsi una gomma tagliata può far male e sospettare che qualcuno te l’abbia tagliata apposta può fare ancora più male. Ciò detto vorrei fare due considerazioni sul fatto.
In effetti potrebbe essersi trattato di un incidente. Le tre gomme superstiti sembrano sgombrare il campo dall’atto intimidatorio diretto alla persona specifica (nella fattispecie l’assessore ai lavori pubblici di Montegranaro e vicepresidente della Provincia di Fermo): se si vuole danneggiare lo si fa sul serio. Ricordo le gomme tagliate a Gianni Basso qualche anno fa durante la campagna elettorale. In quel caso le tagliarono tutte e quattro. Potrebbe essere stato un atto vandalico di un balordo che, colpendo a caso, ha colpito proprio uno dei politici più importanti in paese e in provincia.
Però il solo pensare a un atto intimidatorio, a un’azione violente diretta contro un amministratore, un politico, uno che si occupa della cosa pubblica, è un segnale che deve far preoccupare. Perché il primo pensiero di tutti (alzi la mano chi non l’ha pensato) è stato rivolto all’intimidazione? È questo il punto: il clima è troppo teso. La dialettica politica è normalmente portata all’estremo durante la campagna elettorale. Nel nostro caso, poi, abbiamo assistito ad una propria guerra verbale tra i vari schieramenti prima delle elezioni. Ma questa tensione dialettica non è mai più scesa, anzi.
E va detto, a onor del vero, che l’attuale maggioranza fa di tutto per mantenere alta la tensione, quasi stesse ancora all’opposizione, anzi, con maggior durezza di quanto ha fatto mentre, nella passata consiliatura, era davvero all’opposizione. Aronne Perugini è forse il rappresentante più pacato, educato e rispettoso di questa coalizione ma molti rappresentanti del governo cittadino non perdono occasione per mantenere elevata quando non innalzare ulteriormente la tensione politica, attaccando a destra e a manca anche i privati cittadini. L’opposizione non è da meno ma ciò è più consono al ruolo. Credo che, si sia trattato o no di un atto violento, l’episodio debba farci capire che forse è il caso di tornare a un dibattito politico più civile e rispettoso, partendo dalle cariche più alte. Per il bene di tutti.

martedì 25 novembre 2014

Casa di riposo. Perché tanta fretta di sostituire il CDA?




Forse sono un po’ tardo io ma non riesco proprio a capire il perché di tanto accanimento da parte dell’Amministrazione Comunale sulla questione della scadenza del consiglio di amministrazione del Residence per Anziani. Una diatriba che sta sottraendo energie e tempo all’amministrazione della città, ai problemi più seri e urgenti, una questione che, per quanto il sindaco si prodighi per far apparire qualcosa di diverso, somiglia tanto alla vecchia e ritrita pratica di lottizzazione delle poltrone. Altrimenti non si capirebbe perché ci sia tutta questa urgenza di mandare a casa il Presidente.
Perché, mi pare di capire, il problema sta proprio nella figura del Presidente della fondazione. Infatti leggo oggi sul Carlino che il Sindaco è possibilista sulla conferma di alcune figure all’interno del CDA ma sembra non transigere sulla sostituzione del Presidente. Perché? Lucio Melchiorri è persona integerrima, di specchiata onestà e provate capacità organizzative e amministrative e i risultati ottenuti durante la sua gestione dell’Ente sono premianti. Al di là della data di scadenza (che comunque mi pare sia quella indicata dallo stesso Presidente, ossia tra poco meno di un anno) si sta conducendo una battaglia contro la persona ingiusta, immeritata, illogica. A meno che la logica non sia quella di accontentare qualche personaggio più gradito all’Amministrazione.
Perché se è vero che alcuni “membri già operanti” potranno essere riconfermati (sarebbe interessante sapere quali), non si capisce perché il Presidente o altri membri debbano essere sostituiti. Quale logica è dietro a questo ragionamento? Se Melchiorri ha lavorato bene così come pare a quasi tutta Montegranaro, perché dovrebbe essere avvicendato con tutta questa premura facendo una questione di puntiglio sulla data di scadenza? Perché tutta questa fretta, urgenza, ansia? Non sarà mica un ennesimo tentativo di tenere in equilibrio una maggioranza che è parsa in bilico fin dal primo giorno? A farne le spese, come sempre, sarà la città.

Luca Craia

Furto da Buffetti. L’imbarbarimento della nostra società



È un problema sociale, anche serio, l’ondata di furti che da mesi, anni, affligge Montegranaro, intensificandosi nell’ultimo periodo. È un problema sociale il quale, a quanto pare, non siamo attrezzati a combattere. Sono furti tutto sommato di poco conto, di poco valore, ma che fanno male a chi li subisce e, soprattutto, preoccupano. E, dicevamo, gli strumenti per contrastare il fenomeno sembrano insufficienti, anche le annunciate telecamere di videosorveglianza non credo potranno arginare più di tanto il fenomeno.
Questa notte è toccato al negozio Buffetti di largo Conti. Hanno aperto una porta laterale forzandola con una certa facilità. Si sono introdotti nel negozio e, mentre suonava l’allarme, hanno portato via velocemente tabacchi, qualche valore, qualche gratta e vinci e sono scappati via a piedi verso i giardini del Campo dei Tigli. Un bottino esiguo di poche migliaia di euro, una modalità che fa supporre l’operato di sbandati, personaggi poco organizzati ma non per questo meno pericolosi.
C’era scoraggiamento nelle parole dei titolari dell’esercizio con cui ho parlato stamattina. Nemmeno rabbia, nemmeno rassegnazione, forse solo la consapevolezza che l’imbarbarimento della nostra società sia forse inarrestabile. E preoccupazione: per il nostro futuro ma anche per la tendenza sempre più violenta che sta predominando nelle coscienze, sia in quelle che la violenza già la praticano nel delinquere sia in chi la sta subendo e pensa a una reazione. Quel che certo è che Montegranaro non è più una città sicura, il paese dove si lasciavano le porte aperte anche di notte ora è un paese assediato dalla delinquenza. Ed è altrettanto certo che davvero poco si possa fare per risolvere il problema, che è generale di tutta la nostra civiltà e che richiede un ripensamento di tanti, forse  troppi, meccanismi andati in panne.

Luca Craia

lunedì 24 novembre 2014

Per corde e voce, un viaggio nel passato con la musica.



Un’esperienza unica, incredibile, piacevolissima quella del concerto di musica antica Per Corde e Voce che ha avuto luogo ieri sera nella chiesa di San Serafino. Quattro musicisti giovani e di talento hanno dato vita ad un momento musicale raro e prezioso, dando modo al pubblico presente di ascoltare suoni e melodie inconsueti e, nel contempo, conoscere una parte storica della musica poco conosciuta. È stato oltremodo piacevo scoprire la figura di Barbara Strozzi, musicista e compositrice seicentesca dalla personalità potente e decisamente in anticipo sui tempi.
Bravissima Annalisa Cancellieri, soprano dalla voce sublime che, oltre ad allietarci con le sue vocalità ci ha fatto da guida nel mondo della musica antica. Meraviglioso il suono dei tre strumenti antichi, la tiorba del bravissimo Jacopo Sabina, la viola da gamba del virtuoso Luca Favoni e il cembalo del nostro amico, ormai consueto frequentatore di Montegranaro, Lorenzo Antinori che, oltre a suonare per noi, ha fatto da ponte tra Arkeo e i maestri per l’organizzazione di questo splendido concerto.
Buona l’affluenza di pubblico anche se pochi montegranaresi. Vista la finalità di raccogliere fondi per l’amata (a parole, evidentemente) chiesa dei SS.Filippo e Giacomo ci si aspettava una presenza più massiccia di concittadini. Abbiamo raccolto una cifra piccola ma non disprezzabile che consegneremo nei prossimi giorni al Parroco. Intanto altri eventi sono già in cantiere per sostenere i restauri della Prioria. Ricordiamo, infine, l’ultimo appuntamento del calendario di Arkeo per il 2014: un concerto polifonico organizzato in collaborazione con Germano Chiurchiù e dedicato agli ospiti del Residence per Anziani. Il concerto si terrà, sempre a San Serafino, il 14 dicembre.

Luca Craia

L’amministrazione che controlla (o vorrebbe controllare)



Si fa sempre più inquietante il quadro della strategia in materia culturale dell’amministrazione comunale di Montegranaro, strategia di cui abbiamo già parlato su queste pagine e che vede uno sforzo enorme da parte del Sindaco (che ha mantenuto la delega alla cultura) per avere sotto controllo l’intero comparto cultura. Abbiamo visto come si sia operato fin’ora nell’ambito dell’associazionismo aumentando le spaccature che già esistevano e dividendo le realtà operanti in questo campo tra “allineate” (che godono dei favori e delle sovvenzioni comunali) e “non allineate” che vengono considerate quasi come non esistenti.
Abbiamo anche visto il tentativo di creare una sorta di controllo delle varie attività addirittura scavalcando la Proloco anziché potenziarla fornendogli gli strumenti di cui necessita. Abbiamo anche visto un certo ridimensionamento della figura del funzionario comunale del comparto cultura, cosa assurda, ingiusta e pericolosa.
Ora assistiamo anche al presunto tentativo di mettere mano sulla scuola, con la questione dei progetti che sarebbero stati imposti dal Comune all’Isc. Se la cosa fosse vera la questione sarebbe gravissima. Interferire sui pof, quindi sull’educazione dei nostri figli, a livello politico è inqualificabile e degno delle peggiori dittature. Leggendo poi i titoli dei progetti che sarebbero stati imposti si capisce che vi potrebbero essere soggetti favoriti da questo ipotetico atto di forza e quali essi siano.
In sostanza il Comune sembra molto attento alla cultura, evidentemente la reputa prioritaria, come dichiarato in campagna elettorale, ma per scopi diversi da quelli sani e giusti di crescita umana e di promozione del territorio. Tutto ciò è a dir poco preoccupante.

Luca Craia

La politica si indigni per le cose serie e smetta con i dispetti infantili.



Me ne voglio andare di qui, non mi piace vivere nella sporcizia" mi scrive un giovane lettore dell’Ape che da poco tempo ha deciso di stabilire la vita della sua nuova famiglia nel centro storico di Montegranaro. È una frase pesantissima che denuncia quello che ormai tutti sappiamo, ossia che Montegranaro versa in condizioni pietose. Il centro storico è senz’altro l’area più degradata della città (farsi un giro per verificarlo), ma tutto il paese è sporco, trascurato, a tratti fatiscente, abbandonato all’incuria. Mi giungono segnalazioni da ogni parte in cui si evidenzia un degrado dilagante.
La sporcizia, l’abbandono di rifiuti per strada e nei campi, i tanti esempi di inciviltà sono imputabili a comportamenti inqualificabili da parte di cittadini barbari e selvaggi, che saranno sicuramente una minima parte della cittadinanza montegranarese e del cui comportamento la maggioranza, civile ed educata, deve subire le conseguenze; alla loro stupidità oltre che alla loro maleducazione, come i materiali ingombranti abbandonati al margine delle strade periferiche piuttosto che essere riconsegnati presso l’ecocentro, cosa più semplice da fare oltre che civile. Questo non deve, però, in alcun modo giustificare l’assenza di un piano per tenere in ordine il paese, la mancanza di un meccanismo sanzionatorio. In sostanza se il paese è sporco chi amministra ha il dovere di provvedere a pulirlo e di sanzionare chi lo sporca tutelando i cittadini ligi alle regole.
Tutti sappiamo quali siano le difficoltà economiche in cui chi amministra un paese come Montegranaro deve giostreggiarsi per gestire le tante voci che compongono l’opera di governo. Tutti sappiamo che non possiamo imputare colpe relative alla sporcizia agli operai comunali che sono da tempo fortemente sotto organico. Tutti sappiamo che, con la situazione economica nazionale e locale, è difficile incrementare il personale.
Però vorrei vedere i miei amministratori indignarsi. Indignarsi con la stessa forza con cui lo stanno facendo in questi giorni per motivi tutto sommato stupidi, di ripicche politiche, di scaramucce, di giochini che appaiono infantili e ridicoli. Vorrei vedere i miei amministratori, invece, indignarsi per questo stato di cose, per un paese che va a rotoli e per la difficoltà che trovano a porre rimedio a questo disastro. Vorrei vedere il mio Sindaco scrivere sui giornali non per lamentarsi dell’ennesimo “sgarbo istituzionale” subito ma perché vorrebbe fare di più e non ci riesce per cause non imputabili alla sua volontà.
Vorrei vedere l’opposizione gridare allo scandalo per le condizioni del paese, delle strade, dei quartieri sempre più degradati. Vorrei vedere l’opposizione farsi carico dell’esasperazione dei cittadini e non di tecnicismi politici di cui, tutto sommato, poco importa. Vorrei vedere la politica muoversi per i problemi reali e non per le stupidaggini che occupano le cronache politiche recenti. Vorrei vedere tutti, ognuno nel proprio ruolo, concentrarsi sui problemi reali e smettere di giocare a farsi i dispetti come bambini dell’asilo. Montegranaro merita più rispetto.

Luca Craia

giovedì 20 novembre 2014

Casa di Riposo: Comune contro Melchiorri. Parte la lottizzazione delle cariche.



È davvero brutta la faccenda del Comune che attacca la Presidenza della casa di riposo di Montegranaro. È brutta perché assomiglia tantissimo alle vecchie pratiche di lottizzazione degli incarichi e delle poltrone che tanto abbiamo deprecato nel recente passato e che, invece, sembrano non aver mai abbandonato la politica. Non è neanche remunerata la poltrona di presidente del Residence per Anziani, eppure fa gola alla politica e questa, apertamente e senza veli, nell’ormai conclamato delirio di onnipotenza, non si fa scrupolo nemmeno di attaccare l’attuale presidente sulla stampa e dichiarare di “acquisire informazioni sui bilanci” con un tono che suono minaccioso e intimidatorio.
La disputa è sulla data di scadenza del mandato del presidente che, secondo il Comune, sarebbe già passata mentre secondo il Presidente stesso, Lucio Melchiorri, cadrà soltanto l’anno prossimo in quanto il suo mandato parte dalla costituzione della Fondazione. Triste diatriba, in quanto la valutazione non dovrebbe essere su date e scadenze ma sull’operato di questo consiglio di amministrazione. Personalmente non conosco il bilancio ma vedo i fatti e vedo una struttura che funziona e cresce, vedo utenti soddisfatti e un lavoro portato avanti bene. Solo questo dovrebbe contare, tanto che, se davvero il mandato fosse scaduto, non esiterei a rinnovarlo a chi, come Melchiorri, ha lavorato bene.. Lo scavare tra i numeri del bilancio appare meschino e dà la netta impressione che quella poltrona, non remunerativa ma prestigiosa, forse fa gola a qualcuno, magari qualche non eletto alle ultime elezioni. Tristissime sfrizzionate.

Luca Craia

mercoledì 19 novembre 2014

Aumentano i premi a sindaci e amministrazioni varie. e i territori? – di Anna Lisa Minutillo



I premi a giunte, amministrazioni e sindaci aumentano intanto che i territori di cui dovrebbero prendersi cura, occupandosene fattivamente ( e non solo per dire ), sprofondano portandosi con se sogni, sacrifici e segnalazioni dei cittadini, per la maggior parte ignorate e sottovalutate, oltre alle vite di chi non riesce a mettersi in salvo. Il paesucolo della trasparenza e della civiltà tanto millantata ma mai effettuata, beh complimenti, chissà se anche questo, è colpa degli extracomunitari, dato che va così di moda spostare il campo dell’attenzione, piuttosto che assumersi le proprie responsabilità anche e soprattutto per fallimenti e misfatti.

Domenica un concerto speciale per sostenere i restauri della prioria.



Il penultimo appuntamento con la stagione culturale 2014 organizzata da Arkeo avrà luogo domenica 23 novembre alle ore 16.00 nella chiesa di San Serafino a Montegranaro. Per Corde e Voce si chiama questo evento. Il perché è evidente: avremo con noi quattro valenti quanto giovani musicisti che eseguiranno brani rari e deliziosi inquadrabili nella definizione di musica antica, ossia quella musica storicamente inserita nel periodo che va dal medioevo al rinascimento, collocata geograficamente prevalentemente nell’area anglosassone, e suonata con strumenti storici derivanti dalla ricerca musicologica delle fonti originali. Gli strumenti sfruttano tutti le vibrazioni emesse dalle corde, considerando anche le corde vocali di una splendida soprano.
Lorenzo Antinori

Luca favoni
I nostri maestri sono virtuosi del loro strumento, a cominciare dalla cantante, Annalisa Cancellieri, per proseguire con la tiorba di Jacopo Sabina, la viola da gamba di Luca favoni per finire con il cembalo del nostro grande amico Lorenzo Antinori, senza il quale questo evento non sarebbe stato possibile. Tutti giovanissimi ma già con un importante curriculum alle spalle, tutti appassionati di musica e pronti a trasmettere a noi la loro passione eseguendo un repertorio particolarissimo con musiche di Barbara Strozzi, Robert de Visée, William Byrd. Non è un concerto canonico di musica classica, come si capirà, ma un’esperienza musicale unica, un viaggio nel tempo e nella storia della musica che coinvolgerà il pubblico.
Jacopo Sabina
Arkeo organizza questo incontro culturale con diverse finalità: la prima è sempre e comunque quella di portare cultura di livello a Montegranaro, la seconda è quella di portare pubblico a Montegranaro per promuovere la città e ridare vita al suo centro, la terza è quella di proporre un servizio culturale a Montegranaro a costo zero per la collettività (tutte le iniziative di Arkeo non beneficiano di alcun contributo pubblico e sono assolutamente autofinanziate). In questo caso specifico c’è un’ulteriore finalità che è quella di sostenere gli ultimi restauri della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, la prioria.
SS.Filippo e Giacomo
Il tempio è pressoché pronto alla riapertura che ci auguriamo possa avvenire quanto prima. I fondi raccolti dal nostro ex parroco don Umberto, però, non sono stati sufficienti per terminare tutti i restauri e manca il risanamento della parte pittorica e decorativa della fascia inferiore, quella degli altari, per intendersi. In sostanza la chiesa è completamente in sicurezza, è stato scongiurato qualsiasi pericolo relativo alla struttura e al tetto, sono stati realizzati nuovi impianti a norma e un nuovo pavimento ma le decorazioni laterali necessitano di intervento. Per questo serve una somma importante ma non irraggiungibile (stimabile intorno ai 50.000 €). Il nostro intento è di contribuire al reperimento di tale somma con
Annalisa Cancellieri
iniziative come questa e altre che sono già in cantiere. Per questo domenica chi vorrà, senza obbligo alcuno visto che l’ingresso è gratuito come sempre per le nostre iniziative, potrà lasciare un contributo libero che servirà per aiutare don Sandro a terminare i lavori e a restituire alla splendida chiesa barocca l’antica bellezza. Arkeo è stata da sempre vicina all’opera di restauro, prima sollecitandola e poi sostenendola nel proprio piccolo. Ora chiediamo ai Montegranaresi (e non) di dare un aiuto.
A parte questo, comunque, l’appuntamento è ghiotto per chi ama le cose belle per cui invito i lettori a non mancare: non ve ne pentirete.

Luca Craia

Ricordo di mio padre 2014.



Mio padre all'organo di SS.Filippo e Giacomo
Il 20 novembre di tre anni fa, mentre gli tenevo la mano, esalava l’ultimo respiro mio padre, Cesare Craia. Babbo era, per citare una vecchia canzone di Venditti, una montagna troppo alta da scalare. Ma noi Craia abbiamo il suo dna e, davanti alle montagne andiamo su dritti, anche a costo di romperci il collo. Quello che sono viene da lui, nel bene e nel male. A lui devo la mia educazione, da lui ho imparato ad essere onesto prima di tutto nell’animo, anche a costo di perderci. Da lui ho imparato a essere combattivo, a non arrendermi anche se, a volte, sarebbe la via più facile. Da lui ho preso quella parte creativa che non mi da pace e che mi spinge a inventarmi ogni giorno cose nuove, nuove sfide, nuovi progetti. Da lui ho preso questo maledetto carattere che mi porta ad avere più nemici che amici ma al quale non posso e non voglio rinunciare. Babbo mi manca, ogni giorno di più, anche se con lui era un litigio continuo per poi cercarsi continuamente e confrontarsi su ogni cosa, lui mio faro sulla strada buia, io suo bastone per la vecchiaia, come gli piaceva definirmi. Mi manca, molto, ma ce l’ho con me ogni istante e in ogni istante gli chiedo consiglio, mi chiedo cosa farebbe lui al mio posto. Spesso ho le risposte che cerco. Ce le ho nel suo ricordo, nella sua immagine di uomo impressa nella mia memoria, nel mio spirito, nella mia mente. Ho avuto un padre eccezionale, più alto di me, più avanti di quanto io possa mai arrivare. Ne vado fiero.

martedì 18 novembre 2014

Quando parlo col Comune su Facebook, chi mi risponde?



Può sembrare una domanda stupida ma, se ci pensate, non lo è poi così tanto: quando parlo col Comune di Montegranaro su Facebook, con chi sto parlando esattamente? Mi è capitato di discutere sulla pagina del Comune e di ricevere (o non ricevere) risposte dal gestore della pagina. Il punto è che non si sa chi sia, quindi non si sa con chi si sta parlando, chi si sta assumendo la responsabilità di quanto dice. Credo sia opportuno, trattandosi di organo istituzionale, che venga indicato il nome del gestore e/o del responsabile, se non altro per rispetto di chi, invece, quando scrive su quella pagina lo fa col proprio nome e cognome.

Luca Craia

La convenzione con la CGIL fa discutere e Montegranaro diventa Canosa.



Estremamente interessante, sotto molti aspetti, la discussione scaturita nella giornata di ieri sulla pagina Facebook del Comune di Montegranaro circa la convenzione tra lo stesso Comune e il Caf CGIL per la fornitura gratuita ai cittadini di servizi sociali per conto del Comune di Montegranaro. In realtà è da tempo che la questione è sul tavolo ma ieri abbiamo potuto leggere la delibera e ne è scaturito un vivace dibattito tra me, Endrio Pavoni del Movimento 5 Stelle ed Ennio Reschini di Guardiamo Avanti, dibattito a cui si è aggiunto stamattina il candidato sindaco del Movimento Guardiamo Avanti, Giovanni Mariani.
Il Comune ha pensato di fornire tramite il Caf CGIL alcuni servizi sociali finora gestiti direttamente dagli uffici comunali. Per farlo ha stipulato un’apposita convenzione col patronato del Sindacato che storicamente fa riferimento al PD a seguito di un bando pubblicato sull’Albo Pretorio e sul sito istituzionale dell’ente. Nulla da eccepire da un punto di vista legale e procedurale se non il fatto che, a quanto dichiarato da Reschini e, in seguito, dallo stesso Mariani, che è direttore provinciale dell’Epas, altro sindacato che ha uno sportello caf proprio a Montegranaro, lo stesso servizio era stato proposto più volte al Comune dall’Epas stessa per mano di Mariani con la differenza che la proposta in questione non era onerosa per il Comune, mentre l’accordo con la CGIL prevede un costo per singola pratica di € 2.50.
La domanda che ho posto e alla quale non ho avuto risposta è questa: è vero quanto afferma Reschini e, in seguito, Mariani, ossia che c’è stata questa proposta non onerosa per il Comune che non è stata presa in considerazione? La risposta, come dicevo, non c’è stata ma è singolare che, dalla pagina del Comune, si possa leggere la convenzione stipulata per i servizi bonus gas ed energia nella quale si trova un refuso ricorrente, ossia che il Comune stipulante era quello di Canosa di Puglia e non di Montegranaro. Curioso quanto afferma Mariani e cioè che si tratta della copia di un accordo redatto proprio dal comune di Canosa di Puglia e il locale patronato Epas.
Altra domanda senza risposta: quanti Caf ci sono a Montegranaro? Siamo sicuri che siano stati informati opportunamente del bando? Mariani dice che il suo non è stato in alcun modo informato. Perché, vedete, la questione in realtà è questa: al di là della legalità dell’iter che sembra inoppugnabile, resta la valutazione sul modus operandi politico. Non mi sembra che ci siano migliaia di sindacati che operano come caf o patronato a Montegranaro: sono pochini, si contano su una mano o poco più. Non sarebbe stato giusto e opportuno avvisarli tutti direttamente rendendo pubblico il bando e ottenendo un beneficio per il Comune e la collettività nell’abbattimento dei costi (che sarebbero potuti anche arrivare a 0, a quanto pare)? Invece, con la sola pubblicazione sull’Albo Pretorio e sul sito, dove certo ognuno può leggere ma non tutti vanno a leggere assiduamente, si è ottenuto che l’unico partecipante al bando sia stato proprio il Caf della CGIL. Strano? Un po’…

Luca Craia