martedì 18 febbraio 2014

Il mare in autunno

12 ottobre

Ciao Silvietta,

grazie per la spesa, per le pulizie, per la cena in forno. Sei un tesoro. La casa profuma di fresco e pulito ed è andato via quell’odore cattivo di chiuso e dimenticanza che c’era l’ultima volta che ci sono stato. Ho aperto le persiane e chiuso le finestre perché stasera c’è un vento teso e fa anche piuttosto fresco.
            Come ti ho detto al telefono il viaggio è stato massacrante ma ne valeva la pena. Avevo decisamente bisogno di staccare la spina e sgombrare la testa, avevi ragione tu. Ora però voglio cullarmi nel dolce far niente e godermi questa solitudine salata che, per fortuna, mi posso offrire.
            Ti ho fatto mandare dall’avvocato le ultime carte da firmare. Abbi pazienza, sono davvero le ultime. Fammi il favore di sistemarle domattina stessa così per la prossima settimana tu e tuo fratello potete “assumere ufficialmente il comando” .
            Saluta Paolo e i bambini per me. Un abbraccio

Babbo

aaaaaaaaaaaaa

Carissimo Matteo,

non ti scrivo da un po’ ma sono stato fuori e ho volutamente lasciato computer e telefonini vari a casa. Avevo bisogno di cambiare aria e distrarmi. Così mi sono fatto il viaggio dei miei sogni: la Route 66, ricordi? La sognavamo insieme. Avrei tanto voluto averti con me ma questa la dovevo fare da solo. Ho noleggiato una Harley a Chicago e ci sono arrivato a Los Angeles senza intoppi. Certo che a settant’anni non hai la prestanza dei venti, ma pensavo peggio. L’America l’avevo vista diverse volte come sai, ma mai in moto e tutta d’un fiato così. Un sogno che si avvera, che ha mitigato un po’ quell’amarezza che, però, credo ormai non mi lascerà mai più.
            Ti scrivo dalla mia casa al mare, a Porto Potenza Picena. Ci sei venuto una volta, anni fa. Voglio stare da solo per un po’, riflettere, fare un po’ d’ordine. L’azienda l’ho passata in toto ai miei figli, io ho già dato. Da oggi sono ufficialmente in pensione.
            Qui è molto bello, lo ricorderai. Ho il cancelletto che si apre direttamente sulla spiaggia e la stradina che arriva qui è davvero poco frequentata in questo periodo. Mi godo la mia beata a pressoché totale solitudine, almeno spero. Ho bisogno di silenzio, di pace, di sentire i rumori della natura, tutt’al più del treno, e per questo cercherò di usare pochissimo il telefono. Ma al computer non rinuncerò, farò di lui la mia finestra sul mondo, non si dice così? Credo ti scriverò spesso quindi e se avrai la bontà di leggermi e di rispondermi ogni tanto mi farà piacere.
            E di te che mi dici? Come procede? E Milano? Sempre così tediosa?
            Ora ti saluto che Silvietta mi ha lasciato la cena in forno e comincio ad avere appetito. Un caro saluto.

Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

13 ottobre

Buongiorno Silvia,

ti ricordo quei documenti. Sono importanti. E ricordalo anche a Federico. L’avvocato Galvani li aspetta entro stasera.
Stanotte ho dormito alla grande, come un sasso. Erano mesi che non dormivo così.  Il vento a un certo punto è cessato e si sentiva soltanto lo sciabordio del mare in lontananza. Bello.
Oggi c’è un bel sole ma il mare è molto agitato. Farò una passeggiata in riva al mare. Sì sì mi copro, tranquilla.
Buon lavoro cara.

Babbo
aaaaaaaaaaaaa

Egregio avvocato,

mia figlia Silvia e mio figlio Federico le spediranno senz’altro la documentazione relativa alla cessione delle quote societarie entro oggi. La prego di accelerare al massimo la pratica in modo di averla definita per fine settimana.
Distinti saluti

Giovanni Antoniacci

aaaaaaaaaaaaa

Ciao Matteo,

leggo con piacere del tuo nuovo incarico. Ma non ti fermi mai? Ah già, oramai tu sei lombardo, frenetico e totalmente dedito al lavoro. Io invece no. Ho lavorato come un mulo per anni, ho creato dal nulla uno delle fabbriche più importanti  delle Marche e ho macinato chilometri e chilometri per promuoverla. Ora mi fermo. E’ tempo di riposare. Credo che un uomo a settant’anni può permettersi di uscire dal gioco e guardare la partita dagli spalti. In realtà io non faccio neanche quello. Da qui non sento nemmeno il fischio dell’arbitro. In compenso sento il mare, e sapessi quanto questo rumore mi rilassi, E’ musica.
            Stamattina ho fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia. Ho giurato di non toccare più la macchina se non per gli acquisti di prima necessità. Ad occhio e croce devo aver camminato per un paio di chilometri. La sabbia è umida e compatta e si cammina bene. Il mare oggi è molto mosso e nell’aria si sente fortissimo l’odore di iodio e salsedine. Spero mi vaccini per il raffreddore.
            Non c’è veramente nessuno in giro qui, ho camminato per due ore tutto solo, e ho pensato. Ma questo, caro Matteo, è un pensare diverso, al quale non ero più abituato da tempo. E’ pensare per pensare e non per calcolare. A cosa ho pensato, ti chiederai tu. Mah, che dire, a tutto e a niente. Soprattutto ho pensato a come affronterò questo mio eremo balneare, quanto durerà questa sensazione di pace per lasciare il posto alla noia e al senso di solitudine.
            Da quando Anna se n’è andata non sono riuscito a restare solo neanche un minuto. I miei figli, i miei parenti, gli amici, i collaboratori. Tutti presi a sostenermi e a farmi superare il trauma. Il viaggio in America l’ho fatto da solo ma lì dovevo fare attenzione alle strade, al viaggio, alla moto. Qui non ho preoccupazioni se non me stesso. Per ora mi piace.
            Ora mi faccio due spaghetti aglio e oglio. Vuoi favorire? A presto caro amico.
Tuo

Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

14 ottobre

Buonasera Matteo,

sta diventando un appuntamento quotidiano questa mia e-mail diretta a te, anche se l’orario è ancora oscillante. Spero di non annoiarti con i miei resoconti da bagnante fuori stagione.
            Oggi ho praticamente passato la giornata in spiaggia a camminare. Penso di non aver mai camminato tanto in vita mia ma sento che mi fa bene. Voglio vedere se ce la faccio ad arrivare al molo di Civitanova, ma non subito. Debbo sentirmi pronto.
            Camminare è bello. Sento che sto scaricando tossine, sia fisiche che mentali. Credevo che il mio viaggio in moto mi avesse “purificato” ma evidentemente aveva soltanto assopito il mio dolore che, ora mi accorgo, è ancora ben presente e pulsante. Ho bisogno di sublimare e credo che questa mia solitudine volontaria sia molto meglio del pur gradito conforto dei cari.
            Non puoi capire, amico mio, quanto male abbia fatto la perdita di Anna. Cinquant’anni passati insieme, cinquant’anni in cui abbiamo condiviso tutto, le vittorie e le sconfitte, i piaceri e i dolori, le soddisfazioni e le delusioni, non si cancellano con un viaggio coast to coast negli Stati Uniti, anche se quello era il tuo sogno di gioventù. Anna era la mia compagna, la mia migliore amica, il mio più aspro critico, la mia spina dorsale. Quando si è ammalata ho reagito bene, mi sono fatto forza, ho lottato con lei fino alla fine. Ma quando è morta la sconfitta si è unita alla perdita, generando un dolore indicibile, indescrivibile, insopportabile. Ho creduto di morire. Ho desiderato di morire. Ma poi ho visto la vita intorno a me, i miei figli, i nipoti. Li vorrei vedere da adulti i miei nipoti. Vorrei assistere al loro futuro. E allora, per quanto male faccia vivere con questo vuoto accanto, devo guardare avanti, per quanto posso. Così ecco, forse,  la ragione del mio eremo marittimo: fare l’inventario di quello che rimane dopo un’esistenza passata a lavorare, a far soldi. Ora mi fermo e voglio capire cosa ho guadagnato e cosa ho perso. E lo devo fare da solo.
            Oggi Silvia mi ha scritto incavolata nera perché ha trovato il telefono staccato. L’ho spento perché volevo stare davvero solo e temevo una sua chiamata con le solite benedette raccomandazioni. Mia figlia mi fa da madre amico mio, che segno sarà?
            Ora ti lascio che le voglio scrivere due righe. Poi magari la chiamo, quando si sarà calmata. Non ho voglia di ramanzine telefoniche.
Stai bene Matteo, a domani

Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

Silvietta cara,

ho semplicemente lasciato il telefono a casa e ho passato la giornata in spiaggia. Abbi pazienza col tuo anziano padre. Dopo ti chiamo, ma prima calmati, ok? A dopo tesoro.

Babbo

aaaaaaaaaaaaa

18 ottobre

Ciao Matteo,

non ti scrivo da un po’ perché ho distrutto l’alimentatore del computer  e sono rimasto privo della mia “finestra sul mondo” per qualche giorno. Ma rieccomi. Devo dire che mi è mancata la mia valvola di sfogo e il non poter comunicare con qualcuno le sensazioni e le emozioni che in questo giorni di esilio volontario sto provando. Ma il negozio di computer più vicino – l’ho dovuto comunque raggiungere in macchina, la qual cosa non ho affatto gradito – ha provveduto a restituirti a me.
            Per fortuna il tempo è stato clemente in questi giorni e così ho potuto camminare e spendere il mio tempo con le mie passeggiate che diventano ogni giorno più lunghe. Credo che molto presto arriverò al molo di Civitanova come mi sono proposto. Per intanto cammino e mi godo l’aria frizzante di questo autunno tiepido e assolato. Sto piano piano diventando parte integrante della spiaggia vicina alla mia villetta tanto che i gabbiani non scappano nemmeno più quando mi avvicino.
            Ho fatto “amicizia” con un pescatore, Pietro, nel senso che ogni giorno lo trovo a sbrogliare  reti e mi fermo a scambiare due parole con lui. Afferma, dall’alto della sua esperienza di lupo di mare, che il bel tempo finirà tra oggi e domani. Qualcosa mi dice che gli va creduto, per cui mi godrò ogni singolo raggio di sole che riuscirò a catturare prima che il tempo cambi.
            Ieri mi è capitata una cosa strana. Ero rincasato da un po’ e il sole stava tramontando. Tu sai che qui da noi il sole tramonta spalle al mare, per cui a quell’ora si proietta sulla spiaggia l’ombra grigia dei colli e della cittadina. Ero in cucina a tentare di produrre una specie di ciambellone (ebbene sì, sto cercando di imparare a cucinare, di necessità virtù) quando ho sentito abbaiare molto vicino, forse nel mio giardino.
            Mi sono affacciato alla finestra ma non ho visto nulla né ho più sentito alcunché. Rientrato, dopo qualche istante riecco un sommesso guaire. Sono uscito e ho visto un cane bianco, bello grosso, forse un pastore maremmano o abruzzese, che usciva dal cancelletto andando di corsa incontro ad una donna che se ne stava sul bagnasciuga. Da lontano sembrava a piedi nudi. Ora, capisci bene che in questa stagione non è proprio il caso di bagnarsi, ma lei stava proprio con i piedi in acqua. Dapprima mi dava le spalle ma quando evidentemente ha sentito arrivare il cane si è voltata per accoglierlo. Chiaro che il cane fosse suo.
            Aveva i capelli neri corvini, ricci ricci, appena mossi dalla brezza che di solito qui si leva al tramonto. Indossava un vestito leggero, a fiori credo, di una tonalità azzurra, forse azzurro su bianco. Non sono riuscito a scorgerne i lineamenti ma sembrava assolutamente familiare. Lei mi ha visto e mi ha fatto un rapido cenno di saluto con la mano, per poi incamminarsi sulla spiaggia verso nord col cane che le zampettava intorno. Non so perché la cosa mi abbia turbato, ma lo ha fatto. Non ricordo di conoscere nessuno che possa corrispondere a quanto sono riuscito a scorgere di quella donna, eppure mi è rimasta quella sensazione di familiarità. Paranoie da vecchio solo, lascia stare.
            Domani, se il tempo regge, vado in centro a comprare un po’ di vongole e mi faccio una bella spaghettata. So che ti piace. Vieni?
A presto amico mio, e grazie per essere lì a leggermi

Tuo
Giovanni

aaaaaaaaaaaaa
20 ottobre

Buongiorno Matteo,

devo aver preso freddo e ieri avevo un bel febbrone. Sono rimasto a letto tutto il tempo. Ho letto un po’, ho navigato su internet, ho provato a scriverti ma…non avevo nulla da dirti per cui ho desistito anche perché, febbricitante com’ero, non so cosa ti avrei potuto scrivere.
            Verso sera la febbre si è abbassata e mi sono subito sentito meglio. Così mi sono alzato per prepararmi qualcosa da mangiare e ho sentito di nuovo il cane abbagliare davanti al cancello. Mi sono affacciato e ho visto che abbagliava contro il cancello, come se volesse entrare. Allora glie l’ho aperto. Era solo, non c’era traccia della donna dell’altro giorno. Il cane è entrato e si è perlustrato tutta la casa, salendo anche sopra, nella zona notte. Io l’ho seguito a distanza, incuriosito e anche un po’ preoccupato: è un cane piuttosto grosso e credo che potrebbe far male se lo volesse. Non so perché l’ho fatto entrare, ho seguito un impulso. Dopo essersi girato tutta la casa il cane s’è accoccolato sotto il tavolo della cucina. Ho provato a toccarlo, a fargli una carezza ma si è alzato e allontanato. Ho capito che non era il caso. Quando si è reso conto che non avrei riprovato a toccarlo si è rimesso sotto il tavolo. Così ho iniziato a cucinare in sua presenza.
            Ho provato a dargli una fetta di prosciutto che avevo in frigo ma non l’ha nemmeno sfiorata. Così mi sono fritto due uova e lui se n’è rimasto quasi immobile sotto il tavolo per tutto il tempo. Così pure mentre ho cenato. Quando mi sono alzato per sparecchiare si è alzato anche lui e si è diretto al portone. Chiaramente volve uscire così gli ho aperto. Fuori c’era la luna piena ed era chiaro. Così ho visto la sua padrona in lontananza che lo attendeva, una figura nera ferma vicino al bagnasciuga. Il cane le è corso incontro. Lei mi ha salutato con un fugace cenno della mano e si sono allontanati, camminando compostamente.
            E’ strano, non trovi? Molto strano. La cosa mi ha inquietato parecchio, tanto che mi è tornata la febbre e sono tornato a letto filato senza nemmeno sparecchiare. Ho dormito un sonno agitato fino a stamattina e, francamente, non vedevo l’ora di scriverti e raccontarti.
            Non prendermi per matto, ma c’è qualcosa di veramente incomprensibile in tutto questo. Non che mi faccia paura ma…non so…non mi lascia nemmeno tranquillo.
            Tra un po’ esco, voglio fare due passi. Chissà se incontrerò la donna del cane? A domani Matteo.

Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

21 ottobre

Matteo carissimo,

ieri sera si è ripetuta la scena del cane che mi visita per cena. Come l’altro giorno si è fatto aprire e si è accomodato sotto il tavolo facendomi compagnia durante il mio pasto. Poi se ne è andato dalla padrona che lo aspettava in spiaggia. Sempre lontana, la signora. Non riesco a vederla. Ma sembra molto bella. Oggi ho pensato tutto il giorno a questa situazione e…al cane che, stranamente mi trasmette una sensazione di tranquillità e protezione, e a lei, perché non capisco e perché provo una irrazionale attrazione verso questa donna che non conosco e nemmeno so esattamente che aspetto abbia, fatta eccezione per un profilo in penombra e da lontano. Forse è la solitudine, che dici?
            Comunque…ho passato la giornata in spiaggia nonostante le temperature si stiamo irrigidendo giorno dopo giorno. Ho passeggiato, raccolto conchiglie, fatto due chiacchiere con Pietro il pescatore. Ho cucinato, fatto un ciambelline (uno schifo di ciambelline in verità) e aspettato che arrivasse il tramonto. Ora sta calando il sole mentre ti scrivo e onestamente aspetto che arrivi il cane… e la padrona. A domani Matteo.

Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

22 ottobre

            Sono venuti tutti e due ieri sera. Il cane ha guaito come al solito (ormai) fuori dal cancelletto ma quando sono andato ad aprirgli (con troppa veemenza in verità, dato che lo stavo aspettando) ho trovato anche la donna con lui. E finalmente l’ho vista in viso. E’…bellissima è dire poco. Severa, dura, dolce, i capelli neri lucenti, due occhi che ti danno fuoco, le labbra immobili senza sorriso e senza tristezza. La pelle chiara ma non diafana, il collo sottile, i seni prominenti ma non troppo grandi. La statura importante ma non imponente e un corpo che, se esistesse la perfezione, ne sarebbe il campione. Non ha parlato, mi ha guardato e basta. Mi sono fatto da parte e l’ho fatta entrare, seguita dal cane bianco.
            Si è diretta in cucina e, come se sapesse esattamente il posto di ogni cosa, ha preso un bicchiere e il vino rosso e se ne è versata mezzo bicchiere. Lo ha alzato come alla mia salute senza parlare e ha bevuto, tutto d’un fiato ma con un’eleganza mai vista prima. Poi, sempre in silenzio, mi ha preso la mano e mi ha portato con se per le scale, fino alla mia camera da letto. Era buio ma vedevo benissimo, in un bagliore lunare fluorescente. E ho visto il suo corpo stagliarsi di fronte al mare fuori dalla finestra mentre lasciava cadere la sua veste. Ho visto la perfezione di ogni suo singolo millimetro del corpo e l’ho desiderata come mai ho desiderato in vita mia.
            Fare l’amore con quella donna è stato come nascere e morire, cadere e volare. E’ stato come inebriarsi di vino senza perdere lucidità, come provare l’adrenalina della velocità senza la paura. E’ stato come morire, se un uomo vivo sapesse com’è morire. Non so quanto tempo il nostro amplesso sia durato. So che è stato un fondersi di corpi e menti, l’appagamento completo di due desideri incomprimibili, la vera completa soddisfazione, il piacere assoluto dei sensi e dell’anima. E con questo non riesco nemmeno lontanamente a descriverti cosa ho provato.
            Ora tu, amico mio, starai ridendo di me, o pensando che io sia preda di chissà quale infatuazione senile. Perché, caro Matteo, tu non puoi capire, nessuno può capire e nemmeno io so ben comprendere quello che ho provato e quello che ora provo. So soltanto che, se l’appagamento nell’amplesso è stato immenso, il desiderio non è mai cessato e ora come ieri sto agognando il rivederla. La sto aspettando e attendo l’imbrunire come a scuola attendavamo la campanella, o come il maratoneta attende il traguardo, o come l’innamorato attende l’incontro con l’amata. Ma di più.
            Sai che non è mio costume raccontare di queste cose. Sai che mai l’ho fatto e mai lo farei, non fosse per l’estrema anomalia di questo mio sentire, nuovo e travolgente, ma provato prima, e qui mi vergogno nell’affermarlo, nemmeno per la mia Anna che tu sai quanto io abbia amato. Ma questa sconosciuta mi ha rapito i sensi e lo spirito e ora io la desidero più di ogni cosa, come se ella possa darmi finalmente quella pace che l’uomo non può trovare in vita, quella pace che anelo e che mi fa paura. Non so se puoi capire. Ma spero che possa comprendermi.
            Ancora a domani, amico mio. Ti dirò.

Tuo


Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

24 ottobre
12 ottobre

Ciao Silvietta,

grazie per la spesa, per le pulizie, per la cena in forno. Sei un tesoro. La casa profuma di fresco e pulito ed è andato via quell’odore cattivo di chiuso e dimenticanza che c’era l’ultima volta che ci sono stato. Ho aperto le persiane e chiuso le finestre perché stasera c’è un vento teso e fa anche piuttosto fresco.
            Come ti ho detto al telefono il viaggio è stato massacrante ma ne valeva la pena. Avevo decisamente bisogno di staccare la spina e sgombrare la testa, avevi ragione tu. Ora però voglio cullarmi nel dolce far niente e godermi questa solitudine salata che, per fortuna, mi posso offrire.
            Ti ho fatto mandare dall’avvocato le ultime carte da firmare. Abbi pazienza, sono davvero le ultime. Fammi il favore di sistemarle domattina stessa così per la prossima settimana tu e tuo fratello potete “assumere ufficialmente il comando” .
            Saluta Paolo e i bambini per me. Un abbraccio

Babbo

aaaaaaaaaaaaa

Carissimo Matteo,

non ti scrivo da un po’ ma sono stato fuori e ho volutamente lasciato computer e telefonini vari a casa. Avevo bisogno di cambiare aria e distrarmi. Così mi sono fatto il viaggio dei miei sogni: la Route 66, ricordi? La sognavamo insieme. Avrei tanto voluto averti con me ma questa la dovevo fare da solo. Ho noleggiato una Harley a Chicago e ci sono arrivato a Los Angeles senza intoppi. Certo che a settant’anni non hai la prestanza dei venti, ma pensavo peggio. L’America l’avevo vista diverse volte come sai, ma mai in moto e tutta d’un fiato così. Un sogno che si avvera, che ha mitigato un po’ quell’amarezza che, però, credo ormai non mi lascerà mai più.
            Ti scrivo dalla mia casa al mare, a Porto Potenza Picena. Ci sei venuto una volta, anni fa. Voglio stare da solo per un po’, riflettere, fare un po’ d’ordine. L’azienda l’ho passata in toto ai miei figli, io ho già dato. Da oggi sono ufficialmente in pensione.
            Qui è molto bello, lo ricorderai. Ho il cancelletto che si apre direttamente sulla spiaggia e la stradina che arriva qui è davvero poco frequentata in questo periodo. Mi godo la mia beata a pressoché totale solitudine, almeno spero. Ho bisogno di silenzio, di pace, di sentire i rumori della natura, tutt’al più del treno, e per questo cercherò di usare pochissimo il telefono. Ma al computer non rinuncerò, farò di lui la mia finestra sul mondo, non si dice così? Credo ti scriverò spesso quindi e se avrai la bontà di leggermi e di rispondermi ogni tanto mi farà piacere.
            E di te che mi dici? Come procede? E Milano? Sempre così tediosa?
            Ora ti saluto che Silvietta mi ha lasciato la cena in forno e comincio ad avere appetito. Un caro saluto.

Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

13 ottobre

Buongiorno Silvia,

ti ricordo quei documenti. Sono importanti. E ricordalo anche a Federico. L’avvocato Galvani li aspetta entro stasera.
Stanotte ho dormito alla grande, come un sasso. Erano mesi che non dormivo così.  Il vento a un certo punto è cessato e si sentiva soltanto lo sciabordio del mare in lontananza. Bello.
Oggi c’è un bel sole ma il mare è molto agitato. Farò una passeggiata in riva al mare. Sì sì mi copro, tranquilla.
Buon lavoro cara.

Babbo
aaaaaaaaaaaaa

Egregio avvocato,

mia figlia Silvia e mio figlio Federico le spediranno senz’altro la documentazione relativa alla cessione delle quote societarie entro oggi. La prego di accelerare al massimo la pratica in modo di averla definita per fine settimana.
Distinti saluti

Giovanni Antoniacci

aaaaaaaaaaaaa

Ciao Matteo,

leggo con piacere del tuo nuovo incarico. Ma non ti fermi mai? Ah già, oramai tu sei lombardo, frenetico e totalmente dedito al lavoro. Io invece no. Ho lavorato come un mulo per anni, ho creato dal nulla uno delle fabbriche più importanti  delle Marche e ho macinato chilometri e chilometri per promuoverla. Ora mi fermo. E’ tempo di riposare. Credo che un uomo a settant’anni può permettersi di uscire dal gioco e guardare la partita dagli spalti. In realtà io non faccio neanche quello. Da qui non sento nemmeno il fischio dell’arbitro. In compenso sento il mare, e sapessi quanto questo rumore mi rilassi, E’ musica.
            Stamattina ho fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia. Ho giurato di non toccare più la macchina se non per gli acquisti di prima necessità. Ad occhio e croce devo aver camminato per un paio di chilometri. La sabbia è umida e compatta e si cammina bene. Il mare oggi è molto mosso e nell’aria si sente fortissimo l’odore di iodio e salsedine. Spero mi vaccini per il raffreddore.
            Non c’è veramente nessuno in giro qui, ho camminato per due ore tutto solo, e ho pensato. Ma questo, caro Matteo, è un pensare diverso, al quale non ero più abituato da tempo. E’ pensare per pensare e non per calcolare. A cosa ho pensato, ti chiederai tu. Mah, che dire, a tutto e a niente. Soprattutto ho pensato a come affronterò questo mio eremo balneare, quanto durerà questa sensazione di pace per lasciare il posto alla noia e al senso di solitudine.
            Da quando Anna se n’è andata non sono riuscito a restare solo neanche un minuto. I miei figli, i miei parenti, gli amici, i collaboratori. Tutti presi a sostenermi e a farmi superare il trauma. Il viaggio in America l’ho fatto da solo ma lì dovevo fare attenzione alle strade, al viaggio, alla moto. Qui non ho preoccupazioni se non me stesso. Per ora mi piace.
            Ora mi faccio due spaghetti aglio e oglio. Vuoi favorire? A presto caro amico.
Tuo

Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

14 ottobre

Buonasera Matteo,

sta diventando un appuntamento quotidiano questa mia e-mail diretta a te, anche se l’orario è ancora oscillante. Spero di non annoiarti con i miei resoconti da bagnante fuori stagione.
            Oggi ho praticamente passato la giornata in spiaggia a camminare. Penso di non aver mai camminato tanto in vita mia ma sento che mi fa bene. Voglio vedere se ce la faccio ad arrivare al molo di Civitanova, ma non subito. Debbo sentirmi pronto.
            Camminare è bello. Sento che sto scaricando tossine, sia fisiche che mentali. Credevo che il mio viaggio in moto mi avesse “purificato” ma evidentemente aveva soltanto assopito il mio dolore che, ora mi accorgo, è ancora ben presente e pulsante. Ho bisogno di sublimare e credo che questa mia solitudine volontaria sia molto meglio del pur gradito conforto dei cari.
            Non puoi capire, amico mio, quanto male abbia fatto la perdita di Anna. Cinquant’anni passati insieme, cinquant’anni in cui abbiamo condiviso tutto, le vittorie e le sconfitte, i piaceri e i dolori, le soddisfazioni e le delusioni, non si cancellano con un viaggio coast to coast negli Stati Uniti, anche se quello era il tuo sogno di gioventù. Anna era la mia compagna, la mia migliore amica, il mio più aspro critico, la mia spina dorsale. Quando si è ammalata ho reagito bene, mi sono fatto forza, ho lottato con lei fino alla fine. Ma quando è morta la sconfitta si è unita alla perdita, generando un dolore indicibile, indescrivibile, insopportabile. Ho creduto di morire. Ho desiderato di morire. Ma poi ho visto la vita intorno a me, i miei figli, i nipoti. Li vorrei vedere da adulti i miei nipoti. Vorrei assistere al loro futuro. E allora, per quanto male faccia vivere con questo vuoto accanto, devo guardare avanti, per quanto posso. Così ecco, forse,  la ragione del mio eremo marittimo: fare l’inventario di quello che rimane dopo un’esistenza passata a lavorare, a far soldi. Ora mi fermo e voglio capire cosa ho guadagnato e cosa ho perso. E lo devo fare da solo.
            Oggi Silvia mi ha scritto incavolata nera perché ha trovato il telefono staccato. L’ho spento perché volevo stare davvero solo e temevo una sua chiamata con le solite benedette raccomandazioni. Mia figlia mi fa da madre amico mio, che segno sarà?
            Ora ti lascio che le voglio scrivere due righe. Poi magari la chiamo, quando si sarà calmata. Non ho voglia di ramanzine telefoniche.
Stai bene Matteo, a domani

Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

Silvietta cara,

ho semplicemente lasciato il telefono a casa e ho passato la giornata in spiaggia. Abbi pazienza col tuo anziano padre. Dopo ti chiamo, ma prima calmati, ok? A dopo tesoro.

Babbo

aaaaaaaaaaaaa

18 ottobre

Ciao Matteo,

non ti scrivo da un po’ perché ho distrutto l’alimentatore del computer  e sono rimasto privo della mia “finestra sul mondo” per qualche giorno. Ma rieccomi. Devo dire che mi è mancata la mia valvola di sfogo e il non poter comunicare con qualcuno le sensazioni e le emozioni che in questo giorni di esilio volontario sto provando. Ma il negozio di computer più vicino – l’ho dovuto comunque raggiungere in macchina, la qual cosa non ho affatto gradito – ha provveduto a restituirti a me.
            Per fortuna il tempo è stato clemente in questi giorni e così ho potuto camminare e spendere il mio tempo con le mie passeggiate che diventano ogni giorno più lunghe. Credo che molto presto arriverò al molo di Civitanova come mi sono proposto. Per intanto cammino e mi godo l’aria frizzante di questo autunno tiepido e assolato. Sto piano piano diventando parte integrante della spiaggia vicina alla mia villetta tanto che i gabbiani non scappano nemmeno più quando mi avvicino.
            Ho fatto “amicizia” con un pescatore, Pietro, nel senso che ogni giorno lo trovo a sbrogliare  reti e mi fermo a scambiare due parole con lui. Afferma, dall’alto della sua esperienza di lupo di mare, che il bel tempo finirà tra oggi e domani. Qualcosa mi dice che gli va creduto, per cui mi godrò ogni singolo raggio di sole che riuscirò a catturare prima che il tempo cambi.
            Ieri mi è capitata una cosa strana. Ero rincasato da un po’ e il sole stava tramontando. Tu sai che qui da noi il sole tramonta spalle al mare, per cui a quell’ora si proietta sulla spiaggia l’ombra grigia dei colli e della cittadina. Ero in cucina a tentare di produrre una specie di ciambellone (ebbene sì, sto cercando di imparare a cucinare, di necessità virtù) quando ho sentito abbaiare molto vicino, forse nel mio giardino.
            Mi sono affacciato alla finestra ma non ho visto nulla né ho più sentito alcunché. Rientrato, dopo qualche istante riecco un sommesso guaire. Sono uscito e ho visto un cane bianco, bello grosso, forse un pastore maremmano o abruzzese, che usciva dal cancelletto andando di corsa incontro ad una donna che se ne stava sul bagnasciuga. Da lontano sembrava a piedi nudi. Ora, capisci bene che in questa stagione non è proprio il caso di bagnarsi, ma lei stava proprio con i piedi in acqua. Dapprima mi dava le spalle ma quando evidentemente ha sentito arrivare il cane si è voltata per accoglierlo. Chiaro che il cane fosse suo.
            Aveva i capelli neri corvini, ricci ricci, appena mossi dalla brezza che di solito qui si leva al tramonto. Indossava un vestito leggero, a fiori credo, di una tonalità azzurra, forse azzurro su bianco. Non sono riuscito a scorgerne i lineamenti ma sembrava assolutamente familiare. Lei mi ha visto e mi ha fatto un rapido cenno di saluto con la mano, per poi incamminarsi sulla spiaggia verso nord col cane che le zampettava intorno. Non so perché la cosa mi abbia turbato, ma lo ha fatto. Non ricordo di conoscere nessuno che possa corrispondere a quanto sono riuscito a scorgere di quella donna, eppure mi è rimasta quella sensazione di familiarità. Paranoie da vecchio solo, lascia stare.
            Domani, se il tempo regge, vado in centro a comprare un po’ di vongole e mi faccio una bella spaghettata. So che ti piace. Vieni?
A presto amico mio, e grazie per essere lì a leggermi

Tuo
Giovanni

aaaaaaaaaaaaa
20 ottobre

Buongiorno Matteo,

devo aver preso freddo e ieri avevo un bel febbrone. Sono rimasto a letto tutto il tempo. Ho letto un po’, ho navigato su internet, ho provato a scriverti ma…non avevo nulla da dirti per cui ho desistito anche perché, febbricitante com’ero, non so cosa ti avrei potuto scrivere.
            Verso sera la febbre si è abbassata e mi sono subito sentito meglio. Così mi sono alzato per prepararmi qualcosa da mangiare e ho sentito di nuovo il cane abbagliare davanti al cancello. Mi sono affacciato e ho visto che abbagliava contro il cancello, come se volesse entrare. Allora glie l’ho aperto. Era solo, non c’era traccia della donna dell’altro giorno. Il cane è entrato e si è perlustrato tutta la casa, salendo anche sopra, nella zona notte. Io l’ho seguito a distanza, incuriosito e anche un po’ preoccupato: è un cane piuttosto grosso e credo che potrebbe far male se lo volesse. Non so perché l’ho fatto entrare, ho seguito un impulso. Dopo essersi girato tutta la casa il cane s’è accoccolato sotto il tavolo della cucina. Ho provato a toccarlo, a fargli una carezza ma si è alzato e allontanato. Ho capito che non era il caso. Quando si è reso conto che non avrei riprovato a toccarlo si è rimesso sotto il tavolo. Così ho iniziato a cucinare in sua presenza.
            Ho provato a dargli una fetta di prosciutto che avevo in frigo ma non l’ha nemmeno sfiorata. Così mi sono fritto due uova e lui se n’è rimasto quasi immobile sotto il tavolo per tutto il tempo. Così pure mentre ho cenato. Quando mi sono alzato per sparecchiare si è alzato anche lui e si è diretto al portone. Chiaramente volve uscire così gli ho aperto. Fuori c’era la luna piena ed era chiaro. Così ho visto la sua padrona in lontananza che lo attendeva, una figura nera ferma vicino al bagnasciuga. Il cane le è corso incontro. Lei mi ha salutato con un fugace cenno della mano e si sono allontanati, camminando compostamente.
            E’ strano, non trovi? Molto strano. La cosa mi ha inquietato parecchio, tanto che mi è tornata la febbre e sono tornato a letto filato senza nemmeno sparecchiare. Ho dormito un sonno agitato fino a stamattina e, francamente, non vedevo l’ora di scriverti e raccontarti.
            Non prendermi per matto, ma c’è qualcosa di veramente incomprensibile in tutto questo. Non che mi faccia paura ma…non so…non mi lascia nemmeno tranquillo.
            Tra un po’ esco, voglio fare due passi. Chissà se incontrerò la donna del cane? A domani Matteo.

Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

21 ottobre

Matteo carissimo,

ieri sera si è ripetuta la scena del cane che mi visita per cena. Come l’altro giorno si è fatto aprire e si è accomodato sotto il tavolo facendomi compagnia durante il mio pasto. Poi se ne è andato dalla padrona che lo aspettava in spiaggia. Sempre lontana, la signora. Non riesco a vederla. Ma sembra molto bella. Oggi ho pensato tutto il giorno a questa situazione e…al cane che, stranamente mi trasmette una sensazione di tranquillità e protezione, e a lei, perché non capisco e perché provo una irrazionale attrazione verso questa donna che non conosco e nemmeno so esattamente che aspetto abbia, fatta eccezione per un profilo in penombra e da lontano. Forse è la solitudine, che dici?
            Comunque…ho passato la giornata in spiaggia nonostante le temperature si stiamo irrigidendo giorno dopo giorno. Ho passeggiato, raccolto conchiglie, fatto due chiacchiere con Pietro il pescatore. Ho cucinato, fatto un ciambelline (uno schifo di ciambelline in verità) e aspettato che arrivasse il tramonto. Ora sta calando il sole mentre ti scrivo e onestamente aspetto che arrivi il cane… e la padrona. A domani Matteo.

Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

22 ottobre

            Sono venuti tutti e due ieri sera. Il cane ha guaito come al solito (ormai) fuori dal cancelletto ma quando sono andato ad aprirgli (con troppa veemenza in verità, dato che lo stavo aspettando) ho trovato anche la donna con lui. E finalmente l’ho vista in viso. E’…bellissima è dire poco. Severa, dura, dolce, i capelli neri lucenti, due occhi che ti danno fuoco, le labbra immobili senza sorriso e senza tristezza. La pelle chiara ma non diafana, il collo sottile, i seni prominenti ma non troppo grandi. La statura importante ma non imponente e un corpo che, se esistesse la perfezione, ne sarebbe il campione. Non ha parlato, mi ha guardato e basta. Mi sono fatto da parte e l’ho fatta entrare, seguita dal cane bianco.
            Si è diretta in cucina e, come se sapesse esattamente il posto di ogni cosa, ha preso un bicchiere e il vino rosso e se ne è versata mezzo bicchiere. Lo ha alzato come alla mia salute senza parlare e ha bevuto, tutto d’un fiato ma con un’eleganza mai vista prima. Poi, sempre in silenzio, mi ha preso la mano e mi ha portato con se per le scale, fino alla mia camera da letto. Era buio ma vedevo benissimo, in un bagliore lunare fluorescente. E ho visto il suo corpo stagliarsi di fronte al mare fuori dalla finestra mentre lasciava cadere la sua veste. Ho visto la perfezione di ogni suo singolo millimetro del corpo e l’ho desiderata come mai ho desiderato in vita mia.
            Fare l’amore con quella donna è stato come nascere e morire, cadere e volare. E’ stato come inebriarsi di vino senza perdere lucidità, come provare l’adrenalina della velocità senza la paura. E’ stato come morire, se un uomo vivo sapesse com’è morire. Non so quanto tempo il nostro amplesso sia durato. So che è stato un fondersi di corpi e menti, l’appagamento completo di due desideri incomprimibili, la vera completa soddisfazione, il piacere assoluto dei sensi e dell’anima. E con questo non riesco nemmeno lontanamente a descriverti cosa ho provato.
            Ora tu, amico mio, starai ridendo di me, o pensando che io sia preda di chissà quale infatuazione senile. Perché, caro Matteo, tu non puoi capire, nessuno può capire e nemmeno io so ben comprendere quello che ho provato e quello che ora provo. So soltanto che, se l’appagamento nell’amplesso è stato immenso, il desiderio non è mai cessato e ora come ieri sto agognando il rivederla. La sto aspettando e attendo l’imbrunire come a scuola attendavamo la campanella, o come il maratoneta attende il traguardo, o come l’innamorato attende l’incontro con l’amata. Ma di più.
            Sai che non è mio costume raccontare di queste cose. Sai che mai l’ho fatto e mai lo farei, non fosse per l’estrema anomalia di questo mio sentire, nuovo e travolgente, ma provato prima, e qui mi vergogno nell’affermarlo, nemmeno per la mia Anna che tu sai quanto io abbia amato. Ma questa sconosciuta mi ha rapito i sensi e lo spirito e ora io la desidero più di ogni cosa, come se ella possa darmi finalmente quella pace che l’uomo non può trovare in vita, quella pace che anelo e che mi fa paura. Non so se puoi capire. Ma spero che possa comprendermi.
            Ancora a domani, amico mio. Ti dirò.

Tuo


Giovanni

aaaaaaaaaaaaa

24 ottobre

Carissimo Matteo,

            so che col babbo vi scrivevate assiduamente in questi ultimi tempi, me ne ha parlato. Ho provato a chiamarti ma evidentemente ho il numero sbagliato e non so come altro contattarti. Purtroppo devo comunicarti una brutta notizia: il babbo ci ha lasciati. Lo abbiamo trovato ieri, riverso sulla spiaggia. Dal sorriso vero e credibile che aveva sul viso mi sento di affermare che non deve aver sofferto. Ma è stato ugualmente molto triste trovarlo così, abbandonato e solo in una spiaggia deserta. Però, forse, era esattamente quello che voleva, fin dal momento in cui ha deciso di venire a morire qui, nella casa al mare.
            Immagino non ti avesse detto nulla, come non aveva detto nulla a nessuno, nemmeno a me. Ma una figlia certe cose le capisce e le approfondisce. Il babbo era affetto da un male incurabile e non aveva alcuna speranza di sopravvivere. Alla proposta di curarsi del nostro medico curante ha risposto che preferiva vivere metà del tempo rimastogli ma vivendolo bene, con lucidità e dignità. Immagino sia per questo che abbia deciso di passare i suoi giorni in solitudine: non voleva gravare sui suoi cari e non voleva lo vedessimo spegnersi piano piano come deve essere avvenuto.  E’ dimagrito, credo mangiasse poco niente. Ma certamente era sereno. E credo sia morto senza soffrire. Ha sempre affermato di preferire una morte veloce da giovane che un’agonia da vecchio. Evidentemente è stato in qualche modo accontentato.
            Era disteso sulla sabbia, supino. Come si dice in questi casi sembrava dormisse ed è vero. Era vestito e composto. E’ stato trovato al mattino presto di ieri da un pescatore della zona che ha subito chiamato aiuto. Accanto a lui c’era un grosso cane bianco che prima ha lasciato che il pescatore si accertasse della morte del babbo e poi non ha più permesso che si avvicinasse nessuno, né il pescatore né i carabinieri arrivati poco dopo. I militari credevano che il cane fosse nostro e non l’hanno infastidito finche non sono giunta io. Il cane, quando mi ha vista, si è fatto da parte e mi ha lasciato raggiungere mio padre. E’ sparito nel nulla.
            Lo seppelliremo domani. So che ti sarà difficile esserci e non te lo chiedo. Ma ti domando una preghiera per lui, a te che eri probabilmente il suo migliore amico dai tempi delle elementari e l’unico con cui parlasse nei suoi ultimi giorni.

Ti abbraccio


Silvia Antoniacci

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